Il quindici luglio, anniversario della strage di via D’Amelio, non è solo una data segnata nel calendario della memoria collettiva italiana, ma un monito costante, un’eco profonda che risuona nell’ordinario e nel complesso tessuto del nostro Paese.
La perdita di Paolo Borsellino, di Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina, insieme al sacrificio di Giovanni Falcone e di innumerevoli altri uomini e donne dello Stato caduti nella guerra impari contro la criminalità organizzata, trascende il dolore individuale per elevarsi a simbolo universale della dedizione al bene comune e alla ricerca della giustizia.
Il sottosegretario Emanuele Prisco, in occasione di questa commemorazione, sottolinea non solo il doveroso riconoscimento della nazione verso questi eroi, ma anche il rinnovato impegno a perseguire senza esitazione la lotta contro le mafie, una sfida complessa che si evolve costantemente, richiedendo un approccio multidisciplinare e una vigilanza ininterrotta.
La battaglia non può limitarsi alla repressione, quanto piuttosto necessita di un’analisi profonda delle radici socio-economiche che alimentano la criminalità organizzata.
Corruzione, collusione politica, disuguaglianze economiche, mancanza di opportunità per i giovani: queste sono le matrici che favoriscono l’insediamento e la perpetuazione delle organizzazioni mafiose, erodendo la fiducia nelle istituzioni e minando la coesione sociale.
L’eredità di Borsellino e Falcone ci impone di guardare oltre la mera azione giudiziaria, promuovendo un cambiamento culturale profondo che sappia contrastare l’omertà e incentivare la legalità.
Questo implica un investimento massiccio nell’educazione civica, nella sensibilizzazione delle nuove generazioni e nel sostegno alle vittime di mafia.
La legislazione antimafia, pur in costante aggiornamento, deve essere affiancata da politiche sociali innovative che favoriscano l’inclusione e l’emancipazione, creando opportunità concrete per i giovani e contrastando il fenomeno dello spopolamento delle aree più vulnerabili.
La memoria dei caduti non può rimanere un semplice rituale commemorativo, ma deve tradursi in azioni concrete che rafforzino il tessuto sociale, promuovano la trasparenza e la legalità e contrastino ogni forma di criminalità organizzata, garantendo un futuro di giustizia e progresso per le generazioni a venire.
La loro testimonianza continua a illuminare il cammino, ricordandoci che la lotta per la legalità è un dovere civile imprescindibile per ogni cittadino.