Il recente annuncio governativo, che definisce con termini pesanti come “struttura demografica compromessa” e “basse prospettive di sviluppo” lo status di vaste aree interne del Paese, suscita profonda preoccupazione e, allo stesso tempo, incita a una risposta strategica e lungimirante. Lungi dall’accettare una rassegnazione al declino, come sembra suggerire l’approccio governativo, riteniamo che il rilancio di queste zone cruciali rappresenti una condizione imprescindibile per la salute e il futuro dell’Italia.L’Umbria, come molte altre regioni montane e marginali, incarna la ricchezza inestimabile di un patrimonio culturale, ambientale e sociale che non può essere sacrificato sull’altare di una visione miope e deficitaria. L’idea di “accompagnare” il declino, relegando queste comunità a un ruolo marginale, non è solo inaccettabile, ma costituisce una grave violazione del principio costituzionale di uguaglianza.La spopolamento non è un destino ineluttabile, ma il risultato di processi storici di marginalizzazione e di un investimento insufficiente in infrastrutture, servizi e opportunità. È imperativo invertire questa tendenza, riconoscendo che le aree interne non sono un peso da sostenere, ma un motore di sviluppo sostenibile, capace di generare innovazione, occupazione e benessere diffuso.Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresenta un’opportunità unica per avviare una trasformazione radicale. Le misure previste per il potenziamento dei servizi sociali di comunità e sanitari di prossimità devono essere implementate con determinazione, ma non esauriscono la necessità di un approccio integrato e multidimensionale. È fondamentale promuovere l’imprenditoria locale, sostenere le filiere corte, valorizzare i prodotti tipici, incentivare il turismo responsabile e creare un ambiente favorevole all’insediamento di nuove attività economiche.La sfida non è solo economica, ma anche culturale e sociale. È necessario rafforzare il senso di appartenenza alle comunità locali, promuovere la partecipazione attiva dei cittadini, preservare il patrimonio immateriale e favorire lo scambio intergenerazionale. Il diritto all’uguaglianza non si esaurisce nella mera erogazione di servizi, ma implica anche la garanzia di pari opportunità di accesso alla conoscenza, alla cultura, alla partecipazione politica e alla realizzazione personale.Difendere il futuro dei 57 comuni umbri delle aree interne, che rappresentano un tessuto sociale di oltre 218.000 abitanti, significa riaffermare un modello di sviluppo che metta al centro la persona, il territorio e la coesione sociale. Significa interpretare la visione europea, che riconosce il valore intrinseco di queste aree come custodi di paesaggi, tradizioni e culture che costituiscono l’identità dell’Europa stessa. Un’Europa che non può permettersi di abbandonare le proprie radici. La rinascita delle aree interne non è un’utopia, ma una necessità strategica per il futuro dell’Italia e dell’Europa.
Aree Interne: Rilancio Necessario per il Futuro dell’Italia
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