L’astensione del Partito Democratico in Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni solleva interrogativi significativi sulla coerenza politica e sulle reali intenzioni di un’opposizione che si professa attenta al benessere del territorio umbro.
L’occasione mancata di esprimere un voto favorevole al disegno di legge che estende la Zona Economica Speciale unica (Zes) all’Umbria e alle Marche, un provvedimento strategico promosso dal Governo, evidenzia una frattura profonda tra retorica e azione.
La Zes, lungi dall’essere un mero espediente burocratico, rappresenta un’opportunità concreta per stimolare la crescita economica di aree regionali classificate dall’Unione Europea come “in transizione” – ovvero, aree che presentano un reddito pro capite inferiore alla media comunitaria.
Il provvedimento mira a favorire gli investimenti, a creare nuovi posti di lavoro e a incentivare l’innovazione, innescando un circolo virtuoso che potrebbe rivitalizzare il tessuto produttivo umbro.
L’impatto potenziale è multifattoriale: agevolazioni fiscali per le imprese, accesso facilitato al credito, semplificazione burocratica per nuove attività, incentivi all’assunzione di giovani e alla riqualificazione professionale.
Questi elementi, combinati, possono contribuire a ridurre il divario economico con le regioni più avanzate, offrendo nuove prospettive di sviluppo per le comunità locali.
La dissonanza tra l’astensione del PD e le precedenti dichiarazioni di entusiasmo per l’ingresso dell’Umbria nella Zes – espressioni di una presunta “grande opportunità per lo sviluppo regionale” – appare incongruente e alimenta sospetti di opportunismo politico.
L’apparente duplice posizione del partito, un’opposizione al Governo che si astiene su una misura cruciale e una leadership regionale che ne rivendica i benefici, rivela una mancanza di coerenza che danneggia la credibilità dell’azione politica.
È imperativo riconoscere che il merito dell’introduzione della Zes in Umbria spetta al Governo, che dimostra un impegno concreto nel promuovere lo sviluppo regionale.
Questa iniziativa non deve essere strumentalizzata per fini elettorali o per mascherare politiche economiche inefficaci.
La contrapposizione con la retorica della sinistra, spesso caratterizzata da aumenti indiscriminati della pressione fiscale – Irpef e Irap in particolare – che penalizzano famiglie, imprese e lavoratori, si fa ancora più evidente.
Un approccio che soffoca l’iniziativa privata, disincentiva gli investimenti e compromette la competitività del territorio, in contrasto con le politiche di stimolo economico promosse dalla Zes.
L’Umbria ha bisogno di un’azione politica coerente, orientata al bene comune e volta a creare un ambiente favorevole alla crescita economica e alla prosperità dei suoi cittadini.
Il dibattito sulla Zes deve essere un’occasione per superare le divisioni ideologiche e per concentrarsi sulle reali esigenze del territorio, promuovendo politiche concrete e durature che possano contribuire a costruire un futuro migliore per l’Umbria.







