giovedì 4 Settembre 2025
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Perugia

Comuni del mondo: un’unica voce per il cessate il fuoco globale.

Un’eco di Hiroshima, un grido da Gaza, un appello globale: i Comuni del mondo si levino come un’unica voce per l’immediato cessate il fuoco, non solo in Ucraina, ma in ogni conflitto che lacera il tessuto dell’umanità.
Questa non è una richiesta di clemenza, bensì un imperativo morale e politico, un atto di responsabilità verso le generazioni presenti e future.

La sindaca di Perugia, Vittoria Ferdinandi, delegata Anci per la pace, ha incarnato questa urgenza durante il panel dedicato alla pace all’Expo di Osaka, ricordando l’atroce lezione di Hiroshima.

Quel luogo, inciso nella memoria collettiva, rappresenta il punto di non ritorno, il momento in cui la razionalità umana si frantuma di fronte alla furia distruttiva delle armi.
Un monito che risuona con un’eco sinistra nei conflitti contemporanei.
In Ucraina, una guerra fratricida erode città e villaggi, cancellando secoli di storia e cultura.

A Gaza, l’orrore si manifesta non solo sotto le bombe, ma anche nella fame, nella sete, nella mancanza di cure, che mietono vittime tra i più vulnerabili: bambini, donne, anziani.
Ma non dobbiamo dimenticare le “guerre dimenticate”, quelle silenziate dalla distanza geografica e mediatica, come in Sudan, nello Yemen, nel Sahel, ad Haiti: conflitti che condividono un denominatore comune: la sofferenza dei civili innocenti.
I Comuni, istituzioni più vicine ai cittadini, possiedono un potenziale trasformativo: possono farsi promotori di una “diplomazia dal basso”, una rete di relazioni basata sul dialogo, la comprensione reciproca, la cooperazione.
Sono i luoghi dove si percepisce più direttamente l’impatto dei conflitti, nei volti segnati dalla paura dei rifugiati, nell’affaticamento delle famiglie che li accolgono, nella resilienza delle comunità che aprono le proprie porte.
È da qui che nasce il dovere di amplificare le voci silenziate, di dare risposte concrete alla disperazione.
La pace non è un’illusione utopica, bensì la più urgente delle responsabilità.
Non è un obiettivo da raggiungere in un futuro indefinito, ma un percorso da intraprendere ogni giorno, un impegno costante a superare le divisioni, a costruire ponti di comprensione, a promuovere la giustizia sociale.

È il fondamento stesso della convivenza umana, il presupposto per uno sviluppo sostenibile e per la salvaguardia del pianeta.
Come affermava Aldo Capitini, “Se vuoi la pace, prepara la pace.

” Questo significa investire nell’educazione alla non violenza, promuovere la cultura del dialogo, rafforzare le istituzioni democratiche, contrastare le disuguaglianze economiche e sociali.

Significa, in definitiva, costruire un mondo più giusto, più equo, più umano.

I Comuni, con la loro prossimità ai cittadini e con la loro capacità di ascolto, possono e devono essere protagonisti di questa trasformazione, tessendo una rete globale di pace e di speranza.

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