Il caso di Davide Pecorelli, cittadino umbro detenuto in Albania in attesa del processo d’appello, solleva interrogativi urgenti sulle condizioni detentive e sul rispetto dei diritti umani nel sistema penale albanese, richiedendo un’attenta vigilanza da parte delle istituzioni italiane.
Il senatore Walter Verini, esponente del Partito Democratico, ha riaffrontato la questione, sollecitando un monitoraggio approfondito delle condizioni di detenzione di Pecorelli, alla luce delle nuove informazioni emerse da una lettera aperta inviata dal detenuto agli organi di informazione e indirizzata, tra gli altri, al senatore stesso, al Ministro degli Esteri e alle autorità diplomatiche italiane presenti in Albania.
Il percorso giudiziario di Pecorelli è stato finora costellato da accuse gravissime, in parte accertate in primo grado e in parte assorbite da assoluzioni.
La condanna iniziale, che prevedeva una pena di quattro anni, lo ha visto riconosciuto colpevole di incendio doloso, violazione illegale dei confini nazionali albanesi e ostruzione all’accertamento della verità, mentre è stato assolto da accuse di vilipendio di cadavere e truffa.
La missiva di Pecorelli, proveniente direttamente dal carcere albanese, non solo ripropone le preoccupazioni relative al trattamento riservatogli, ma rivela anche la presenza di una malattia, identificata come epatite, contratta durante la detenzione.
Questa circostanza aggiunge un ulteriore strato di urgenza alla richiesta di un’indagine accurata e di interventi a tutela della salute del detenuto.
Il senatore Verini ha manifestato l’intenzione di portare all’attenzione della Farnesina e dell’ambasciata italiana in Albania le nuove informazioni fornite da Pecorelli, reiterando una richiesta già avanzata tramite i legali del detenuto.
La risposta ricevuta dal Ministero degli Esteri, in precedenza, aveva documentato quattro visite consolari e un contatto diretto tra l’ambasciatore e la direzione del carcere, volto a garantire un trattamento detentivo conforme alla dignità umana e ai diritti fondamentali.
Era stata inoltre sottolineata l’attenzione dedicata all’iter processuale, con un contributo determinante nel superare ritardi cruciali nel deposito della sentenza di primo grado, fattore imprescindibile per permettere a Pecorelli di presentare appello.
L’appello, previsto per la settimana entrante, rappresenta un momento cruciale.
Verini esprime, con umanità e speranza, l’auspicio che la difesa legale di Pecorelli possa portare a un esito positivo, che possa finalmente liberarlo dal regime carcerario e mitigare le sofferenze patite.
Il caso Pecorelli, al di là della specifica vicenda giudiziaria, riapre un dibattito più ampio sulla cooperazione giudiziaria tra Italia e Albania e sulla necessità di garantire standard di dignità e rispetto dei diritti umani anche nelle carceri straniere, soprattutto quando si tratta di cittadini italiani.
La vigilanza istituzionale e l’impegno diplomatico si rendono, pertanto, indispensabili.