L’aggressione orchestrata contro Stefania Proietti, attraverso la creazione e la diffusione di un video deepfake, solleva un campanello d’allarme profondo per la salute della nostra democrazia.
La denuncia, espressa dalla vicepresidente della Camera, Anna Ascani, non si limita a condannare l’atto in sé, ma ne denuncia la sintomatica deriva di una classe politica apparente disposta a ricorrere alla manipolazione digitale per compensare la mancanza di proposte concrete e argomentazioni solide.
L’impiego di tecnologie di intelligenza artificiale per fabbricare narrazioni false e diffamatorie, soprattutto da parte di figure istituzionali che dovrebbero incarnare l’etica e la responsabilità, costituisce un’aberrazione rispetto ai principi fondamentali che regolano il dibattito pubblico.
Non si tratta di un semplice errore o di un’incursione minore; è un tentativo deliberato di erodere la fiducia dei cittadini, di distorcere la percezione della realtà e di intimidire l’opposizione.
Ascani sottolinea la necessità urgente di un quadro normativo che disciplini l’utilizzo dell’IA, proponendo soluzioni come l’obbligo di inserire watermark o filigrane sui contenuti generati artificialmente, al fine di garantire la trasparenza e la tracciabilità.
Tale intervento legislativo non è un atto restrittivo della libertà di espressione, ma una misura di autodifesa della democrazia stessa, volta a proteggere l’integrità del processo decisionale e a preservare la capacità dei cittadini di formarsi un’opinione informata.
L’episodio richiede una presa di distanza inequivocabile da parte di tutte le forze politiche, a cominciare da quelle che si professano sostenitrici dell’innovazione tecnologica.
Bandecchi, in particolare, è chiamato a chiarire immediatamente la sua posizione e a scusarsi pubblicamente per l’utilizzo di tali tecniche denigratorie.
Al di là delle implicazioni legali e politiche immediate, l’incidente Proietti ci invita a una riflessione più ampia sulla natura stessa della verità nell’era digitale.
La facilità con cui si possono creare immagini e video falsi, indistinguibili dalla realtà, mette a dura prova la capacità di discernimento dei cittadini e alimenta la polarizzazione sociale.
È imperativo promuovere l’alfabetizzazione mediatica, incoraggiare il pensiero critico e rafforzare i meccanismi di controllo e verifica delle informazioni, al fine di contrastare la diffusione di disinformazione e proteggere la nostra democrazia dalle insidie della manipolazione digitale.
La politica, al di là delle battaglie elettorali, deve ritrovare la via del rispetto, del confronto costruttivo e della ricerca del bene comune, basandosi sulla verità e sulla trasparenza.







