Errori giudiziari: un costo umano e finanziario per l’Italia

L’amara realtà degli errori giudiziari in Italia si traduce in un costo finanziario significativo per lo Stato, stimato tra i 30 e i 50 milioni di euro annuali destinati a risarcimenti.

Questa cifra, tuttavia, non rende giustizia alla sofferenza e ai danni irreparabili subiti da coloro che, pur avendo ragione, si trovano esclusi da un riconoscimento formale e risarcitorio.

L’evento “Il giorno della giustizia negata”, promosso da Forza Italia in diverse città, con particolare attenzione alla sede di Perugia, ha voluto proiettare un riflettore su questa problematica, spesso relegata ai margini del dibattito pubblico.
L’analisi territoriale rivela una geografia disomogenea: il peso economico e umano degli errori giudiziari tende ad accentuarsi nelle regioni meridionali, mentre l’Umbria, pur rientrando in un contesto più virtuoso, non è immune a questo fenomeno.
L’avvocato Gabriele Magno, presidente dell’associazione Art.
643 – Vittime degli errori giudiziari, ha sottolineato come la complessità del sistema e le lungaggini processuali contribuiscano ad alimentare un senso di frustrazione e abbandono nei confronti dei cittadini.
Il profondo scetticismo nei confronti delle istituzioni è un elemento centrale nella crisi di fiducia che attanaglia il nostro Paese.

Molti cittadini, scoraggiati dalle difficoltà e dai costi elevati, rinunciano a perseguire la propria ragione in tribunale, percependo una distanza incolmabile tra sé e lo Stato.

Questo fenomeno mina le fondamenta della giustizia, erodendo la fiducia dei cittadini nelle garanzie offerte dal sistema legale.
I dati forniti dalla Corte d’Appello di Perugia, presentati durante l’incontro, restituiscono un quadro preoccupante: nel 2024 sono stati avviati nove procedimenti per il riconoscimento del diritto alla riparazione per ingiusta detenzione, mentre ne sono stati definiti ben 23, suggerendo un accumulo di casi pendenti e una lentezza nell’erogazione della giustizia.

La testimonianza di Lamberto Marcantonini, imprenditore e ex sindaco di Bettona, ha offerto una prospettiva concreta e toccante.

La sua esperienza personale, segnata da quattro processi giudiziari – tutti conclusi con assoluzione – ha illustrato la fragilità di una persona onesta di fronte all’accusa e le devastanti conseguenze di una campagna denigratoria, culminata con un’accusa di associazione a delinquere per disastro ambientale per la quale erano stati richiesti cinque anni di carcere, e risolta solo dieci giorni dopo le elezioni con una sentenza di assoluzione.
Questo caso emblematico, come molti altri, evidenzia come l’immagine pubblica possa essere gravemente compromessa da accuse infondate, anche quando la verità emerge con il tempo.
L’evento ha mirato a stimolare una riflessione più ampia sulla necessità di riforme strutturali nel sistema giudiziario italiano, volte a garantire una maggiore rapidità, trasparenza e imparzialità, e a proteggere la reputazione e i diritti dei cittadini, vittime di un sistema che, pur aspirando all’equità, rischia di perpetuare ingiustizie e ferire la fiducia nel diritto.

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