lunedì 22 Settembre 2025
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Estetica dell’orrore e silenzi di governo: un’analisi critica.

L’emersione di una certa narrazione politica contemporanea evoca, per certi versi, un’atmosfera di finto macabro, un’estetica dell’orrore strumentale.

Osservando le posizioni assunte da settori della destra italiana, si percepisce una ricerca incessante di capri espiatori, una proliferazione di affermazioni provocatorie spesso prive di fondamento solido, che trascendono il dibattito costruttivo per abbracciare una logica di contrapposizione e polarizzazione.
Questa tendenza, che attraversa diverse anime del panorama politico di destra, dalla critica radicale di Vannacci alle posizioni più istituzionali di Meloni, distoglie l’attenzione da questioni di primaria importanza per il Paese.
Dietro questa strategia comunicativa, si cela una precisa volontà di eludere il confronto su temi cruciali, come la definizione della politica estera italiana e il suo ruolo nel contesto internazionale, in particolare per quanto riguarda la questione palestinese.
L’assenza di chiarezza riguardo al riconoscimento dello Stato palestinese da parte del governo italiano e la reticenza a condannare inequivocabilmente le azioni del governo israeliano, guidato da Benjamin Netanyahu, sollevano seri interrogativi sull’impegno reale dell’esecutivo nei confronti della giustizia e dei diritti umani.
Si percepisce una certa ambiguità, una volontà di evitare di schierarsi apertamente a favore di una soluzione pacifica e giusta per il popolo palestinese.
Parallelamente, si assiste a un deliberato silenzio riguardo alle problematiche economiche che affliggono la popolazione italiana.

La proposta di una legge per l’adeguamento automatico degli stipendi all’inflazione, presentata da Sinistra Italiana, rappresenta un tentativo concreto di affrontare il problema del potere d’acquisto e della precarietà lavorativa, un tema apparentemente ignorato dalle forze politiche di destra, concentrate come sono sulla costruzione di un immaginario nemico.
L’appello di Nicola Fratoianni è quindi un monito a superare la retorica divisiva e l’ossessione per la victimization, per concentrarsi sulla gestione responsabile delle questioni che riguardano la vita quotidiana dei cittadini e sulla definizione di una politica estera coerente con i valori di pace, giustizia e solidarietà.
È necessario un cambio di paradigma, un passaggio dalla logica del conflitto all’approccio collaborativo, per affrontare le sfide del nostro tempo e costruire un futuro più equo e sostenibile per tutti.
L’Italia, come nazione democratica, ha il dovere di assumere una posizione chiara e responsabile sul palcoscenico internazionale, a sostegno dei diritti umani e della risoluzione pacifica dei conflitti.

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