L’esercizio del diritto di voto, fulcro della democrazia partecipativa, si è visto recentemente offuscato da un episodio che solleva interrogativi cruciali sull’equilibrio tra sicurezza, ordine pubblico e libertà di informazione. Durante la giornata referendaria, il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, ha vissuto in prima persona una situazione anomala in un seggio elettorale di Foligno, dove la presidente incaricata ha apparentemente precluso l’accesso a giornalisti e operatori delle troupe televisive.L’atto, descritto come “surreale” da Fratoianni, ha generato immediate ripercussioni e un acceso dibattito. Nonostante il divieto, i giornalisti hanno trovato il modo di documentare l’evento, seppur dall’esterno, testimoniando un tentativo di limitare la trasparenza del processo democratico. Questo episodio non è un mero dettaglio burocratico; incide profondamente sul principio fondamentale per cui l’elettorato ha il diritto, e anzi il dovere, di osservare e verificare l’andamento delle operazioni di voto.La presenza di organi di stampa nei seggi elettorali non è una questione accessoria, ma una garanzia di controllo e di accountability. Permette di monitorare l’applicazione delle norme elettorali, di prevenire irregolarità e di assicura che il voto si svolga in maniera libera e regolare. L’ostacolo alla cronaca, in questo contesto, rischia di compromettere la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nel corretto funzionamento del sistema democratico.L’Associazione per la Difesa dei Diritti dei Verdi (AVS) ha prontamente reagito, annunciando un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, per richiedere chiarimenti e un’indagine approfondita sulle motivazioni alla base di tale comportamento. Si chiede inoltre un immediato intervento del Prefetto di Perugia, figura chiave nella gestione dell’ordine pubblico e nella garanzia del rispetto delle leggi, affinché si accerti la legittimità dell’azione della presidente del seggio e si prevengano analoghi episodi in futuro.L’episodio solleva una questione più ampia: la delicata linea di confine tra l’esigenza di garantire la tranquillità dei seggi elettorali e la necessità di assicurare la libertà di stampa, pilastro fondamentale di una società democratica. La decisione di limitare l’accesso ai giornalisti, senza una base normativa chiara e comprovata, pone interrogativi sulla discrezionalità attribuita ai singoli funzionari e sul potenziale abuso di tale discrezionalità. È imprescindibile che qualsiasi restrizione alla cronaca sia proporzionata, giustificata e conforme alle leggi vigenti, altrimenti si rischia di minare le fondamenta stesse del processo democratico. Il caso di Foligno, pertanto, merita un’analisi attenta e una risposta rigorosa, per tutelare il diritto di voto e la libertà di informazione.
Foligno, respinto il voto: giornalisti esclusi, rischio democrazia
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