venerdì 10 Ottobre 2025
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Perugia

Giornalisti in Palestina: un attacco alla verità, un grido di dolore.

Il conflitto israelo-palestinese ha lasciato un’impronta indelebile, non solo nel tessuto sociale e politico della regione, ma anche nel mondo del giornalismo.
Il tragico bilancio di 245 reporter uccisi dal 7 ottobre ad oggi, testimonia una violenza diretta contro chi si fa portavoce della verità, una cifra spaventosa che segna una ferita profonda nella storia del giornalismo di guerra.

Lo striscione “You don’t kill information”, srotolato a Perugia durante l’incontro promosso da Articolo 21, intitolato “Disarmare le parole per disarmare le menti per disarmare la terra”, è stato un grido di dolore e un monito contro l’impunità.
L’evento, parte dell’Assemblea dell’ONU dei popoli, un forum cruciale per la società civile internazionale, si inserisce in un contesto più ampio di impegno per la pace e la giustizia, culminando nella Marcia PerugiAssisi, un tradizionale pellegrinaggio a favore della fraternità.

Lo striscione, simbolo tangibile della perdita e della necessità di protezione, accompagnerà i partecipanti lungo il percorso intrapreso da Aldo Capitini, figura storica della resistenza nonviolenta.

Articolo 21 ha annunciato una campagna per “riarmare i cronisti in Palestina”, un’azione provocatoria volta a restituire loro gli strumenti essenziali per svolgere il proprio lavoro in sicurezza e garantire la libertà di informazione.

La restrizione imposta da Israele all’ingresso di giornalisti europei e occidentali nella Striscia di Gaza, anche dopo la tregua, rappresenta un ostacolo inaccettabile alla copertura indipendente degli eventi.
La richiesta è chiara: consentire ai cronisti di operare liberamente, garantendo l’accesso alla verità.

Safwat Kahlout, giornalista palestinese residente in Umbria, ha espresso la sua amarezza per l’accordo raggiunto, definendolo non una vera pace, ma una resa imposta da Stati Uniti e Israele, con l’obiettivo di piegare la resistenza palestinese.

La perdita dei suoi colleghi, persone coraggiose che hanno sfidato il pericolo per raccontare la realtà, ha lasciato un vuoto incolmabile.
Kahlout ha denunciato il silenzio assordante della comunità internazionale, che ha permesso di perpetuare la violenza e l’oppressione.

Il numero di vittime tra i giornalisti, senza precedenti nella storia dei conflitti, è la testimonianza di un attacco deliberato contro la libertà di stampa.
Questi professionisti, affrontando rischi enormi, hanno accettato la sfida di riportare ciò che accadeva in un contesto estremamente pericoloso, pagando un prezzo altissimo.

La loro eredità è un imperativo morale per la comunità giornalistica globale: difendere la verità, anche a costo di mettere in gioco la propria vita.

L’appello finale è chiaro: perseguire una pace duratura e garantire la libertà di espressione per tutti.

Hanno partecipato all’incontro, tra gli altri, Massimiliano Presciutti, presidente della Provincia di Perugia, Maria Rita Paggio, segretaria della Cgil Umbria, e Luca Benedetti, presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Umbria, a testimonianza del supporto ampio e trasversale alla causa.

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