Dalle pietre silenziose di questo luogo, testimone di una delle più atroci manifestazioni di violenza bellica durante la Seconda Guerra Mondiale, emerge un monito urgente, un appello alla resilienza e alla perseveranza nella costruzione della pace. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, concludendo la commemorazione al Mausoleo dei 40 Martiri di Gubbio, ha offerto una prospettiva che trascende la mera retorica, invitando a una riflessione profonda sul significato stesso della convivenza pacifica.L’eco delle sofferenze provenienti da contesti globali come l’Ucraina, il Medio Oriente e il Sudan – teatri di drammi umani in cui l’innocenza è costantemente preda della guerra – risuona in questo luogo di memoria. Non si tratta di un ottimismo ingenuo, ma di una ferma determinazione a non soccombere alla disperazione. La diplomazia, intesa non come compromesso superficiale, ma come paziente e tenace dialogo, rappresenta l’unica via percorribile per disinnescare i conflitti e costruire ponti tra culture e ideologie diverse.Il peso della storia, tuttavia, ci impone una lucidità amara. Le ciclicità della violenza, i modelli di comportamento distruttivi che si tramandano di generazione in generazione, sembrano evidenziare una difficoltà intrinseca dell’umanità a superare i propri istinti più oscuri. Nonostante i progressi scientifici, tecnologici e sociali, la capacità di abbracciare la compassione e la comprensione reciproca appare spesso insufficiente. La “cattiveria”, come l’ha definita il Ministro, non è una forza esterna, ma una potenzialità latente in ognuno di noi, che necessita di essere arginata e trasformata.Ma la pace non è un compito delegato ai soli governanti e ai diplomatici. Non è un mero accordo politico, una convenzione internazionale. La pace è un progetto esistenziale, una responsabilità individuale. È la scelta quotidiana di agire con gentilezza, di ascoltare con empatia, di comprendere le ragioni altrui anche quando le giudichiamo erronee. È la volontà di superare i pregiudizi, di abbattere le barriere che ci separano, di costruire una comunità basata sul rispetto e sulla solidarietà.Il Mausoleo dei 40 Martiri non è solo un monumento al passato, ma un monito per il futuro. Ci ricorda che la pace è un bene fragile, che richiede un impegno costante e una vigilanza ininterrotta. È una sfida che ci riguarda tutti, e che possiamo vincere solo se ci impegniamo a costruire un mondo più giusto, più equo e più umano. Un mondo in cui la memoria dei caduti non sia vana, e in cui le future generazioni possano vivere in un’era di pace duratura.
Gubbio: Memoria, Pace e Sfida Umana.
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