La funzione primaria della magistratura, come lucidamente affermato dal vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Fabio Pinelli, durante un incontro con i magistrati umbri, non è quella di generare nuove dispute, bensì di dirimerle, offrendo una risoluzione equa e imparziale.
Questa missione intrinseca si traduce in un obbligo imprescindibile per i magistrati: mantenere una distanza prudente e rigorosa dall’arena politica, preservando non solo la percezione di imparzialità, ma anche la sua essenza concreta.
L’apparenza, in questo contesto, non è un mero orpello, ma un elemento cruciale per la salvaguardia dell’autorità e della credibilità del sistema giudiziario.
La fiducia dei cittadini, pilastro fondamentale dello Stato di diritto, si fonda sulla convinzione che i giudici agiscano come arbitri neutrali, al di sopra delle fazioni e degli interessi particolari.
Qualsiasi coinvolgimento, anche indiretto, in dinamiche politiche, rischia di erodere questa fiducia e compromettere la legittimità delle decisioni giudiziarie.
L’accenno al caso Almastri, prontamente declinato da Pinelli come estraneo alle proprie competenze, solleva una questione più ampia: i limiti dell’intervento del Consiglio Superiore della Magistratura e la necessità di evitare che esso si trasformi in un’ulteriore fonte di contenzioso.
Il CSM ha il dovere di garantire l’indipendenza e l’efficienza della magistratura, ma deve farlo con equilibrio e rispetto dei principi costituzionali, evitando di compromettere l’autonomia del potere giudiziario.
Il caso Almastri, a prescindere dalla sua intrinseca complessità giuridica, può essere interpretato come un campanello d’allarme.
Evidenzia la fragilità del confine tra le funzioni giurisdizionali e le dinamiche di potere che spesso le circondano.
Richiede una riflessione profonda sul ruolo della magistratura nella società contemporanea, sulle responsabilità dei singoli magistrati e sulle modalità di gestione delle crisi istituzionali.
La magistratura non è un’isola, ma parte integrante di un sistema complesso che coinvolge tutti gli organi dello Stato e la società civile.
La sua autorevolezza dipende dalla sua capacità di dialogare con gli altri poteri, di rispondere alle esigenze dei cittadini e di adattarsi ai cambiamenti sociali e tecnologici.
Per raggiungere questo obiettivo, è necessario un costante impegno per la formazione professionale, l’innovazione dei processi e la promozione della trasparenza e dell’accountability.
In definitiva, la magistratura deve rimanere fedele al suo principio fondante: risolvere i conflitti, non alimentandoli.







