La Marcia della Pace, un corteo che incrocia la via Emilia, risuona di un’eco amara.
L’azzurro ideale dell’Europa, simbolo di cooperazione e dialogo, si è macchiato del verde spento delle spese militari, una trasformazione che interroga profondamente il presente e il futuro del nostro continente.
La denuncia, lanciata con forza dal leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, durante l’evento PerugiAssisi, è un campanello d’allarme che squilla in un contesto economico e sociale tutt’altro che roseo.
L’impegno finanziario del Governo italiano, un onere di oltre venti miliardi di euro destinati alle spese militari in un triennio, appare in forte contrasto con le difficoltà che gravano quotidianamente su famiglie e imprese.
Un divario che accentua le disuguaglianze e alimenta un sentimento di frustrazione e rabbia, amplificato dalla percezione di priorità distorte.
La proposta di Conte non si limita a una critica, ma si articola in una visione di politica economica alternativa, fondata su pilastri ben definiti.
È necessario, innanzitutto, un intervento radicale e strutturale, un “piano choc” che sappia innescare una crescita sostenibile e inclusiva.
La riduzione della pressione fiscale, accompagnata da un’estensione della no tax area, rappresenta un primo passo verso il rilancio del potere d’acquisto e la stimolazione degli investimenti.
Tuttavia, la visione del leader politico non si limita alla sfera puramente economica.
La salute pubblica, elemento imprescindibile per il benessere della collettività, necessita di un’iniezione massiccia di risorse, per garantire l’accesso alle cure e recuperare anni di sottoutilizzo e disinvestimenti.
Allo stesso modo, il sostegno alle famiglie, attraverso un incremento dell’assegno unico, si configura come un investimento nel capitale umano del Paese, con ricadute positive sul futuro demografico e sociale.
Questa proposta di riorientamento delle risorse e delle politiche pubbliche non è semplicemente una questione di numeri, ma riflette una profonda riflessione sul ruolo dello Stato e sulla sua responsabilità nei confronti dei cittadini.
Si tratta di scegliere tra un modello di sviluppo basato sulla sicurezza militare o uno che metta al centro la prosperità, la salute e il benessere di tutti, riconquistando l’ideale di pace non solo come assenza di guerra, ma come condizione di equità e giustizia sociale.
La Marcia della Pace, quindi, diventa un momento di riflessione e di mobilitazione, un invito a ripensare le priorità e a costruire un futuro più giusto e sostenibile.








