Maria Sole Agnelli, figura emblematica nella storia di Campello sul Clitunno, incarna un modello di leadership capace di trascendere le divisioni ideologiche e lasciare un’impronta indelebile sul tessuto sociale ed economico del borgo umbro.
La sua scomparsa, all’età di cento anni, ha riacceso la memoria di un decennio cruciale, un’epoca di modernizzazione e sviluppo guidata da una donna di visione, come testimonia Domizio Natali, ex sindaco e figura di spicco del centrosinistra.
La vicenda di Maria Sole Agnelli è profondamente intrecciata con quella del marito, il conte Ranieri di Campello della Spina, che aveva avviato un ambizioso progetto di rinnovamento.
La sua prematura scomparsa nel 1959 lasciò incompiute numerose iniziative.
Fu proprio in questo contesto che, nel 1960, Maria Sole Agnelli, animata da un forte senso civico e da una profonda conoscenza del territorio, si candidò a sindaca con la Lista del Tempietto, ottenendo una vittoria che segnò l’inizio di un’esperienza amministrativa di straordinaria importanza.
Il suo decennato di governo (1960-1970) fu caratterizzato da una politica orientata alla crescita e all’innovazione, con un’attenzione particolare allo sviluppo del capitale umano.
La realizzazione delle scuole pubbliche, un’opera avviata dal conte Ranieri e magistralmente portata a compimento da Maria Sole, rappresenta il fulcro di questo percorso.
L’Istituto professionale, con il suo focus sulla meccanotronica, si configurò come un vero e proprio polo di eccellenza.
L’opportunità di indirizzare i migliori studenti verso la Fiat di Torino non fu solo un vantaggio individuale per i ragazzi, ma un elemento propulsivo per l’intero comprensorio, innalzando il prestigio di Campello e contribuendo alla sua integrazione nel più ampio sistema industriale nazionale.
Oltre alle infrastrutture scolastiche, il suo mandato vide la realizzazione della strada di Perpettino, la fondazione di casse popolari e, in generale, una fioritura culturale e imprenditoriale che trasformò radicalmente il borgo.
Maria Sole Agnelli seppe coniugare una visione strategica con una gestione pragmatica, dimostrando una capacità di ascolto e un’attitudine al compromesso che le permisero di ottenere risultati significativi, pur in un contesto politico spesso polarizzato.
Il suo legame con Campello non si interruppe con la fine del suo mandato.
Il matrimonio con Ranieri di Campello della Spina generò una famiglia profondamente radicata nel territorio, testimoniata dalla presenza ancora oggi significativa del figlio Bernardino, proprietario delle Fonti del Clitunno e di altre importanti realtà locali.
Al di là dei successi amministrativi, la figura di Maria Sole Agnelli si distingue per la sua umanità.
La sua capacità di rapportarsi con la gente comune, la sua umiltà e la sua assenza di “distanza” derivante dalla sua estrazione sociale, contribuirono a creare un forte legame emotivo con la comunità.
Domizio Natali sottolinea con forza la necessità di un riconoscimento formale, un tributo che vada oltre i vincoli temporali imposti dalla legge, per celebrare una figura di tale rilievo.
Dedicarle una via, una piazza o una scuola rappresenterebbe un gesto doveroso, un modo per ricordare e tramandare alle future generazioni l’eredità di una sindaca illuminata, capace di coniugare impegno civile, visione strategica e profonda umanità.
Il suo esempio continua a ispirare e a invitare a riflettere sul ruolo della leadership e sull’importanza di una politica al servizio del bene comune.






