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mercoledì 19 Novembre 2025

Pace: Impegno Morale e Vocazione della Chiesa

La Chiesa, in quanto comunità matrilinea di fede, non può edonostà aderire a posizioni di neutralità pragmatica.
La sua vocazione profonda la spinge a incarnare la ricerca incessante della pace, non come compromesso opportunistico, ma come aspirazione teologica e impegno morale primario.
Pregare per la vittoria, in un contesto di conflitto armato, equivarrebbe a legittimare la sofferenza e la distruzione, negando la sacralità intrinseca di ogni vita umana.

La pace, in definitiva, è l’unica vittoria autentica, il trionfo dello spirito sulla materia, dell’amore sulla paura.
Il desiderio di pace, tuttavia, non deve essere interpretato come un’inerzia passiva, una resa all’ingiustizia.

Richiede un’azione decisa e coraggiosa, un’impegno attivo per smantellare le strutture di violenza e oppressione che alimentano i conflitti.

La pace si conquista, si coltiva, si difende.

Implica un costante confronto con le logiche del potere, un rifiuto categorico della retorica bellica, un’opposizione radicale a ogni forma di prepotenza e di dominio.
Il Presidente Mattarella, rivolgendosi alla Germania, ha espresso un interrogativo cruciale, un’esortazione pressante: quanto sangue ancora dovrà essere versato prima che l’umanità comprenda la vana illusione di risolvere le dispute internazionali attraverso la guerra? Quanto dolore, quante vite spezzate saranno necessarie per liberarsi dalla spirale autodistruttiva della violenza? La storia, purtroppo, ci offre un triste bilancio di errori e di tragedie, un monito costante contro l’arroganza e la miopia delle decisioni belliche.

Il ruolo del cristiano, in questo contesto, assume una rilevanza particolare.

Non è chiamato a essere un osservatore distaccato, un semplice spettatore degli eventi.
È chiamato a essere un artefice di pace, un costruttore di ponti, un testimone della speranza.

La sua identità è intrinsecamente legata alla non-violenza, alla riconciliazione, al perdono.
Ha rinunciato alla vendetta, ha deposto le armi, ha scelto l’amore come via per superare l’odio.
È un discepolo di Gesù, il pacificatore per eccellenza, colui che ha offerto la sua vita per redimere l’umanità.
La pace non è una mera assenza di guerra; è una condizione di giustizia, di equità, di solidarietà.

È il frutto di un dialogo sincero, di un ascolto empatico, di una volontà di compromesso.
Richiede una conversione interiore, un cambiamento di mentalità, un’apertura al diverso.

È un cammino arduo, costellato di ostacoli e di difficoltà, ma è l’unica via per costruire un futuro di speranza e di serenità per tutti.

La Chiesa, in quanto comunità di fede, è chiamata a guidare questo cammino, a testimoniare l’amore di Dio, a promuovere la pace nel mondo.

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