L’Università degli Studi di Perugia si prepara ad accogliere un numero significativamente maggiore di aspiranti medici nell’anno accademico 2025-2026, con un incremento di 40 posti rispetto all’anno precedente, portando il totale a 450.
Questa decisione, formalizzata dal Ministero dell’Istruzione, riflette una strategia nazionale volta a potenziare la formazione del personale sanitario e a rispondere alle crescenti esigenze del sistema di cura.
La ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha esplicitamente definito questo aumento come un investimento cruciale nel capitale umano del futuro, un segnale tangibile di supporto per le nuove generazioni di medici e medici chirurghi.
L’incremento, in linea con la riforma in atto, non si limita alla mera espansione numerica, ma è intrinsecamente legato a un ripensamento profondo del percorso formativo.
L’abolizione del sistema di selezione tradizionale, percepito come eccessivamente selettivo e spesso discriminatorio, segna una svolta significativa.
L’approccio precedente, incentrato su una competizione inizialmente molto agguerrita, ha lasciato spazio a un modello che privilegia la formazione continua e l’accesso più ampio, riconoscendo il valore del merito non solo come criterio di selezione, ma come stimolo alla crescita professionale.
Si mira a coltivare la vocazione e l’impegno individuale, elementi essenziali per chi intraprende una professione che trascende la mera erogazione di servizi sanitari, assumendo una dimensione etica e sociale profonda.
L’innovazione più rilevante introdotta dalla riforma Bernini è l’istituzione del “semestre aperto”, un periodo formativo inizialmente dedicato a un percorso di orientamento e approfondimento, accessibile a tutti i candidati.
Questo semestre, concepito come una fase di transizione, offre la possibilità di acquisire conoscenze fondamentali, sviluppare competenze trasversali e, soprattutto, valutare in modo consapevole la propria preparazione e motivazione per affrontare il successivo percorso di studi.
Si tratta di un’opportunità per mitigare l’ansia legata al superamento del test di ingresso, promuovere una cultura dell’apprendimento continuo e favorire un’integrazione più efficace degli studenti nel tessuto universitario.
L’incremento dei posti a Perugia, contestualizzato in questo quadro riformatore più ampio, non rappresenta quindi solo un aumento di opportunità, ma un cambiamento di paradigma nella formazione medica italiana: un investimento nel futuro del sistema sanitario, nell’equità di accesso all’istruzione superiore e nella valorizzazione del potenziale umano.