A Perugia, un atto di profonda portata simbolica e giuridica ha segnato un passo significativo verso la piena inclusione e il riconoscimento dei diritti fondamentali.
La sindaca Vittoria Ferdinandi, con la firma degli atti di riconoscimento per cinque bambine nate all’interno di tre nuclei familiari omogenitoriali, ha concretizzato un’azione derivante dalla sentenza 68/2025 della Corte Costituzionale, testimoniando l’impegno della città a superare pregiudizi e discriminazioni.
L’evento, celebrato nella sala dei Notari di Palazzo dei Priori, non si è limitato a una mera formalità burocratica.
Ha rappresentato un momento di commozione e speranza per le famiglie coinvolte, che hanno espresso, con parole intense e cariche di significato, la gioia di vedere finalmente riconosciuta la loro dignità e la piena appartenenza alla comunità.
Una delle madri, visibilmente emozionata, ha espresso un sentimento diffuso: quello di un’attesa lunga e faticosa, culminata in un “atto di civiltà” che restituisce dignità e permette il riconoscimento formale delle figlie.
L’auspicio è che questo atto possa contribuire a colmare il divario che ancora persiste nel Paese, dove il riconoscimento dei diritti delle famiglie omogenitoriali procede a ritmi disomogenei.
Il consigliere comunale Lorenzo Ermenegildi Zurlo ha sottolineato con chiarezza come questo avanzamento non sia frutto di iniziative politiche proattive, bensì una diretta conseguenza di un intervento giurisdizionale.
Pur riconoscendo l’importanza del gesto amministrativo, ha lanciato un appello pressante al Parlamento nazionale, sollecitando un intervento legislativo che formalizzi e estenda il riconoscimento di tutte le forme familiari, superando l’inerzia e assumendosi la responsabilità di garantire pari diritti e opportunità a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro struttura familiare.
Questo appello riflette una crescente consapevolezza della necessità di un quadro normativo completo e aggiornato, capace di rispondere alle nuove realtà sociali e di tutelare la vulnerabilità di coloro che si trovano ai margini del sistema.
Gli assessori Francesca Tizi (Servizi al cittadino) e Costanza Spera (Sociale) hanno partecipato attivamente alla cerimonia, sottolineando l’importanza di trasformare questo atto eccezionale in una pratica ordinaria, un segno tangibile dell’impegno della città verso l’inclusione.
Le parole di Spera, in particolare, hanno trasmesso un profondo senso di responsabilità collettiva, con una richiesta di perdono per le mancanze del passato e una promessa di futuro basata sul rispetto e l’accoglienza.
La sindaca Ferdinandi ha poi definito l’atto compiuto come un “atto politico”, non solo per la sua rilevanza amministrativa, ma soprattutto per il messaggio che invia: quello di una città che sceglie di costruire un futuro fondato sull’inclusione, l’accoglienza e la laicità.
Ha denunciato come una società che neghi a bambini il diritto di essere riconosciuti sia intrinsecamente antidemocratica, in contrasto con i principi fondamentali della Costituzione.
Questo atto rappresenta una chiara affermazione dei valori di uguaglianza, dignità e rispetto dei diritti umani, ponendo le basi per una comunità più giusta e coesa.
L’evento a Perugia, dunque, si configura come un punto di svolta, un faro che illumina il cammino verso una società più inclusiva e attenta alle esigenze di tutte le sue componenti.