Il dibattito sulla riforma della giustizia, e in particolare sulla procedibilità dei reati, si riaccende con forza.
A rilanciare la questione è il procuratore capo di Perugia, Raffaele Cantone, in risposta alle istanze emerse dal presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) e sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, che auspicano una revisione bipartisan della riforma Cartabia.
La proposta, in sintesi, è un ritorno alla procedibilità d’ufficio per alcune specifiche figure di reato, con un focus particolare sui furti con destrezza e sui furti di veicoli parcheggiati in aree pubbliche.
La procedibilità d’ufficio, che implica l’obbligo per la Procura di avviare le indagini e l’azione penale a seguito di una denuncia o segnalazione, rappresenta un cardine del sistema giudiziario.
La riforma Cartabia, nel tentativo di snellire i processi e responsabilizzare la Procura, ha introdotto, in alcuni casi, la procedibilità su denuncia, richiedendo una valutazione preliminare da parte del magistrato prima dell’avvio formale delle indagini.
L’intervento di Cantone, autorevole voce nel panorama giudiziario, suggerisce una riflessione più ampia sulla validità di questa scelta.
Il problema, evidenziato anche dalle sollecitazioni dei sindaci, risiede nella difficoltà di gestire l’aumento dei reati minori, spesso caratterizzati da scarsa gravità del danno e difficoltà di individuazione dei responsabili.
La procedibilità su denuncia, pur mirando a una maggiore selettività, rischia di sovraccaricare ulteriormente la Procura, rallentando i tempi di risposta e creando un senso di impunità percepito dalla cittadinanza.
Il furto con destrezza, in particolare, è un fenomeno dilagante, che colpisce anziani e persone vulnerabili, generando un allarme sociale diffuso.
La complessità delle indagini, spesso ostacolate dalla mancanza di testimoni o dalla difficoltà di risalire al responsabile, rende l’efficacia della procedibilità su denuncia discutibile.
Analogamente, il furto di auto parcheggiate in strada, pur non comportando danni ingenti, contribuisce a creare un clima di insicurezza e a minare la fiducia nelle istituzioni.
Il ritorno alla procedibilità d’ufficio per queste specifiche figure di reato potrebbe rappresentare un segnale forte di vicinanza alla collettività, consentendo alla Procura di concentrare le risorse su reati di maggiore allarme sociale e di garantire una risposta più rapida e incisiva.
Naturalmente, una scelta di questo tipo andrebbe accompagnata da un’attenta valutazione dei costi e dei benefici, nonché da un adeguato rafforzamento degli strumenti di prevenzione e repressione dei reati.
La questione sollevata da Cantone e Manfredi apre un importante dibattito sulla necessità di un equilibrio tra efficienza del sistema giudiziario e percezione di giustizia da parte dei cittadini, un equilibrio che richiede una riflessione continua e un confronto costruttivo tra tutte le parti interessate.