La costruzione di un sistema sanitario resiliente e universalmente accessibile si rivela un imperativo etico e una sfida strutturale per il nostro Paese.
L’approccio “territoriale diffuso”, lungi dall’essere una semplice opzione, rappresenta un modello cruciale per garantire il diritto alla salute a una popolazione sempre più eterogenea e con esigenze complesse.
L’esempio del Centro di Salute di Ellera di Corciano, in provincia di Perugia, incarna questa necessità di rifondazione, evidenziando le criticità derivanti da politiche sanitarie centralizzate e la potenziale rinascita che può scaturire da un investimento mirato a strutture locali.
Il Centro di Ellera, parte integrante del distretto perugino dell’Azienda Usl 1, si configura come un presidio vitale per una comunità di oltre 21.
000 residenti, estendendo la sua influenza anche alle aree circostanti.
La sua importanza trascende la mera erogazione di servizi; è un punto di riferimento sociale, un luogo di cura e prevenzione che contribuisce al benessere complessivo del territorio.
Tuttavia, negli ultimi anni, si è assistito a un progressivo depotenziamento, caratterizzato dalla riduzione dei servizi specialistici ambulatoriali.
La scomparsa di figure professionali chiave come neurologi, nutrizionisti e diabetologi, unitamente al drastico ridimensionamento del servizio consultoriale, ha generato un vuoto che si fa sentire nella comunità.
La realtà demografica del territorio di Corciano, con un’età media di 44,8 anni e una significativa presenza di giovani, amplifica la richiesta di servizi sanitari di prossimità.
La necessità di un’assistenza tempestiva e mirata, capace di rispondere alle specifiche esigenze di fasce d’età diverse, non può essere ignorata.
La gestione delle patologie croniche, la promozione della salute infantile, l’assistenza agli anziani, sono solo alcune delle sfide che richiedono un sistema sanitario radicato nel territorio e capace di intercettare i bisogni reali della popolazione.
La strategia di concentrazione dei servizi, perseguita in passato, si è dimostrata inadeguata a rispondere alle esigenze di un territorio in continua evoluzione.
Un approccio centralizzato, che privilegia la concentrazione delle risorse in pochi centri di eccellenza, rischia di creare disuguaglianze nell’accesso alle cure, penalizzando le aree periferiche e le fasce di popolazione più vulnerabili.
È necessario, pertanto, invertire la rotta, puntando su un modello di sanità diffusa, che valorizzi le strutture locali e le renda capaci di erogare prestazioni di qualità.
Il futuro Piano Sociosanitario deve costituire l’occasione per definire una nuova visione strategica, che riconosca l’importanza cruciale della medicina territoriale e che promuova investimenti mirati a potenziare le strutture locali.
Rafforzare i Centri di Salute come Ellera, ampliando l’offerta di servizi specialistici, aumentando il personale medico e infermieristico, migliorando le infrastrutture, rappresenta un investimento nel futuro della nostra sanità, un atto di responsabilità verso la comunità.
Questo implica non solo risorse finanziarie, ma anche una revisione dei processi organizzativi, una maggiore collaborazione tra i diversi attori del sistema sanitario, una formazione continua del personale, un approccio multidisciplinare alla cura del paziente.
La sanità diffusa non è solo una questione di numeri, ma di persone, di relazioni, di fiducia.
È la capacità di costruire una comunità più sana, più equa, più resiliente.