Il 12 agosto 1944 Sant’Anna di Stazzema si trasformò in un teatro di indicibile barbarie, una cicatrice indelebile impressa nel tessuto della nostra memoria collettiva.
Ricordare questa strage, come ha sottolineato con profonda commozione Sarah Bistocchi, Presidente dell’Assemblea Legislativa dell’Umbria, non è un mero esercizio di retorica commemorativa, ma un imperativo etico, un dovere verso le vittime e un monito per le generazioni future.
Il tempo, pur lenendo il dolore, non può cancellare l’orrore, l’indignazione e la profonda ferita che questa tragedia ha inferto al Paese.
La strage di Sant’Anna non fu un evento isolato, ma il culmine di una spirale di violenza innescata dall’occupazione nazista e perpetrata con la complicità infamante del regime fascista della Repubblica Sociale Italiana.
L’efferato massacro, che mieté 560 vite innocenti, rappresenta un esempio paradigmatico della disumanizzazione radicale che caratterizza i regimi totalitari.
Tra le vittime, Anna Pardini, una neonata strappata alla vita in tenera età, e la famiglia Tucci, originaria di Foligno, in cerca di rifugio dalla guerra e dalla persecuzione, trovò la morte proprio nel luogo in cui sperava di trovare sicurezza.
La ferocia dei nazisti non discriminò: donne, bambini, anziani, sfollati, persone sole e indifese, tutti furono presi di mira in un disegno criminale volto non solo a eliminare fisicamente gli oppositori alla guerra, ma a distruggere l’essenza stessa dell’umanità.
L’obiettivo era quello di annientare l’animo degli uomini e delle donne che si opponevano all’occupazione, di cancellare la loro identità, la loro dignità, la loro speranza.
Era un attacco alla coscienza collettiva, un tentativo di spazzare via la memoria e la possibilità di un futuro pacifico.
La memoria, però, resiste.
Non è un monumento di pietra o una lapide solenne, ma un fuoco vivo alimentato dall’impegno costante delle comunità locali, dei testimoni, degli studiosi, dei giovani.
La presenza di medaglie d’oro al valore civile, attribuite a coloro che, con coraggio e altruismo, salvarono vite umane, e il riconoscimento al Comune di Sant’Anna di Stazzema stesso, testimoniano la forza della resilienza e la capacità di trasformare il dolore in speranza.
Oggi, più che mai, è fondamentale che ciascuno di noi si senta un ambasciatore della memoria, un custode della verità, un baluardo contro il ritorno di quelle ideologie che hanno portato l’Europa sull’orlo della distruzione.
La storia non è un semplice racconto del passato, ma un processo continuo di interpretazione e di riflessione.
Siamo noi la storia, e sta a noi vigilare affinché l’orrore di Sant’Anna di Stazzema non si ripeta, non si ripeta mai più.
Il nostro impegno è quello di tramandare la lezione di questa tragedia, affinché le nuove generazioni possano costruire un futuro di pace, di giustizia e di rispetto per la dignità umana.
Non dimenticare è l’atto rivoluzionario che ci rende veramente umani.