L’eccelsa operazione della Guardia di Finanza, recentemente condotta tra Spello e Foligno, che ha portato alla luce un traffico di stupefacenti di notevole portata – 25 chilogrammi di cocaina di elevata purezza, un’arma clandestina, sistemi di comunicazione criptati e un ingente ammontare di denaro – testimonia l’efficacia e la professionalità delle nostre forze dell’ordine nella lotta al narcotraffico e alle organizzazioni criminali che vi si associano. Un plauso sentito è dunque doveroso, come sottolineo con convinzione. Tuttavia, l’evento solleva anche interrogativi cruciali che richiedono un’analisi approfondita, al di là della mera celebrazione del successo operativo.L’applicazione della misura degli arresti domiciliari, seppur accompagnata dall’uso del braccialetto elettronico, nel caso di un individuo sorpreso in possesso di una quantità così significativa di sostanze illecite, un’arma da fuoco rubata e strumenti tecnologici tipici delle attività criminali organizzate, desta legittime perplessità nell’opinione pubblica. Non intendo in alcun modo esprimere un giudizio sulla decisione del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Spoleto, né tantomeno criticare il lavoro dei magistrati, il cui ruolo e le cui competenze sono imprescindibili e meritano il massimo rispetto. La mia è una riflessione, un’osservazione condivisa da molti, volta a stimolare un dibattito costruttivo sulla percezione della giustizia e sulla fiducia che i cittadini ripongono nelle istituzioni.L’inquietudine che emerge dalla cittadinanza non è un mero capriccio, ma una reazione comprensibile in un contesto sociale già provato da incertezze economiche e sociali. La domanda che si pone spontanea è: quali siano i parametri che conducono alla privazione della libertà personale, quando un ritrovamento di questa portata appare, a molti, insufficiente a giustificare un regime meno restrittivo? Questa interrogazione riguarda la relazione tra Stato e cittadini, la loro percezione della capacità dello Stato di garantire sicurezza e legalità, e l’equità con cui vengono applicate le leggi.Non si tratta di mettere in discussione la presunzione di innocenza, un pilastro fondamentale del nostro ordinamento. Si tratta, piuttosto, di interrogarsi sull’equilibrio tra la tutela dei diritti dell’imputato e la necessità di garantire la sicurezza collettiva. Un equilibrio che, in casi di particolare gravità e pericolosità sociale, come quello in questione, deve essere attentamente valutato.È imperativo che l’impegno e la dedizione delle forze dell’ordine siano costantemente supportati da un sistema giudiziario efficiente e coerente, che non lasci spazio a interpretazioni divergenti o a sensazioni di ingiustizia percepita. Auspico, pertanto, una revisione più ampia e approfondita degli strumenti cautelari, con l’obiettivo di garantire una risposta giudiziaria percepita come equa e adeguata alla gravità dei reati commessi, rafforzando così la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e promuovendo un senso di sicurezza condivisa. La trasparenza e la comunicazione efficace del processo decisionale sono elementi cruciali per ristabilire e consolidare questo legame di fiducia.
Spello-Foligno: Cocaina e Arresti Domiciliari, Riflessioni Necessarie
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