L’azione della Regione Umbria, impugnando la delibera comunale di Terni che approvava il progetto integrato stadio-clinica, solleva interrogativi significativi circa le dinamiche di potere e gli interessi in gioco nel territorio.
Contrariamente alla prassi consolidata, dove sono i privati a ricorrere al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) per contestare decisioni amministrative ritenute lesive dei propri diritti, in questo caso è l’ente regionale a intraprendere un’azione che appare, a giudizio del vice presidente della Provincia di Terni, Francesco Maria Ferranti, anomala e potenzialmente dannosa per la collettività.
La vicenda trascende la mera questione urbanistica o infrastrutturale, configurandosi come un conflitto di interessi che si proietta sulla programmazione sanitaria e sullo sviluppo economico di Terni e dell’Umbria meridionale.
La delibera comunale, già dichiarata di interesse pubblico nel 2021, mirava a fornire alla città una struttura polifunzionale capace di rispondere a due esigenze primarie: la riqualificazione di un impianto sportivo obsoleto e la creazione di una clinica privata convenzionata, elemento cruciale per migliorare l’offerta sanitaria locale.
L’intervento della Regione, guidata da un governo di centrosinistra, suggerisce un’opposizione mirata a bloccare un progetto che, a detta del Consiglio comunale di Terni, avrebbe portato benefici tangibili al territorio.
L’incontro pubblico con la Presidente della Regione, Donatella Proietti, ha evidenziato un rallentamento preoccupante nella programmazione dell’ospedale, con un “punto zero” raggiunto nella ricerca di un’area idonea.
Questo stallo, secondo quanto denunciato, contrasta con l’urgenza di garantire servizi sanitari efficienti e adeguati alla popolazione.
La vicenda pone quindi l’accento su una possibile divergenza strategica tra la visione del Comune di Terni, che vede nel progetto integrato uno strumento di sviluppo e miglioramento della qualità della vita, e quella della Regione, apparentemente orientata a ostacolarne la realizzazione.
L’azione della Regione, inoltre, alimenta sospetti circa l’esistenza di logiche superiori, che potrebbero coinvolgere interessi particolari o dinamiche politiche più ampie, a scapito del bene comune.
Il vice presidente Ferranti sottolinea come questo atteggiamento regionale tradisca una lacuna nella tutela degli interessi di Terni, della provincia e dell’Umbria meridionale, con ripercussioni negative sia sul piano economico che sociale.
La carenza di infrastrutture sanitarie adeguate compromette il diritto alla salute dei cittadini e frena lo sviluppo del territorio.
Ferranti lancia un appello a tutti i pubblici amministratori sensibili alle istanze della collettività, invitandoli a intervenire con azioni concrete per invertire questa tendenza e garantire che le decisioni future siano prese nell’interesse pubblico, promuovendo una sanità efficiente e un territorio prospero.
La vicenda sottolinea l’importanza di una governance trasparente e responsabile, capace di ascoltare le esigenze dei territori e di perseguire il bene comune al di sopra di logiche partitiche o di interessi particolari.







