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Terni, mobilitazione contro Bandecchi: voci unite per Gaza e memoria.

Sabato 4 ottobre Terni sarà teatro di una nuova mobilitazione, un corteo di voci unite per contestare le recenti dichiarazioni del sindaco Stefano Bandecchi in merito alla situazione umanitaria a Gaza.

L’iniziativa, promossa da un ampio fronte politico che include le forze del Patto Avanti (Pd, Movimento 5 Stelle, Avs, Rifondazione Comunista e Partito Socialista), gode del sostegno di importanti realtà sociali come la Cgil e l’Anpi, testimoniando una preoccupazione diffusa e un desiderio di risposta collettiva.

L’esasperazione che alimenta questa protesta nasce da un tentativo, giudicato inaccettabile, di strumentalizzare il dolore di una comunità per giustificare posizioni controverse.
Il capogruppo del M5S all’Assemblea legislativa dell’Umbria, Luca Simonetti, ha espresso con forza la sua indignazione, denunciando come Bandecchi cerchi di celare affermazioni criticate attraverso un’evocazione del tragico evento del 2020, la perdita di due giovani ternani a causa di un’overdose di metadone.
Questa tragedia, che ha lasciato un segno indelebile nella città, non può essere banalizzata né utilizzata come schermo per distogliere l’attenzione da responsabilità politiche e morali.
La morte di Gianluca e Flavio ha evidenziato, anzi, le profonde fragilità del tessuto sociale ternano, un sistema che necessita di politiche giovanili più efficaci, di strumenti di prevenzione più incisivi e di una più stretta integrazione tra servizi sanitari e iniziative comunitarie.

L’accusa rivolta al sindaco va oltre la singola dichiarazione, denunciando un tentativo di screditare e delegittimare chi lo contesta, liquidandoli con toni sprezzanti e qualificazioni denigratorie.

La strumentalizzazione del dolore, l’uso della memoria di due ragazzi di quindici anni per coprire vuoti e mancanze, è stata definita “vergognosa” e “indegna”.

La mobilitazione del 4 ottobre rappresenta un appello alla responsabilità, un richiamo ai valori di dignità e unità che dovrebbero incarnare chi ricopre una carica pubblica.
Non si tratta solo di esprimere dissenso verso una specifica posizione politica, ma di difendere la memoria delle vittime, di rispettare il dolore di una città e di rivendicare un futuro in cui la politica sia al servizio del bene comune, non strumento di propaganda o di difesa personale.

Si auspica una partecipazione massiccia, soprattutto da parte dei giovani, spesso penalizzati dalla mancanza di prospettive e fin troppo facilmente manipolati da figure senza scrupoli.
La piazza, in questo contesto, diviene simbolo di speranza e di resistenza, un luogo in cui le voci del popolo si levano per reclamare giustizia e cambiamento.

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