L’attuale fervore comunicativo attorno all’accordo di programma tra Umbria e Toscana merita un’analisi più approfondita, al di là delle facili celebrazioni di facciata.
Se la potenziale confluire delle acque del Montedoglio nel Trasimeno rappresenta una potenziale soluzione ad una sfida idrica di lungo periodo, è cruciale riconoscere le fondamenta su cui questo risultato è stato costruito.
Tale progresso, infatti, è il frutto di un impegno protratto nel tempo, sviluppato e protetto dalle precedenti amministrazioni regionali di centrodestra e civiche, che si sono spesso confrontate con resistenze e critiche da parte di chi ora ne rivendica il merito.
Un elemento chiave è stata l’istituzione del commissario straordinario per la gestione della crisi idrica del Trasimeno, una figura determinante che ha permesso di sbloccare un dossier impantanato per oltre due decenni, a causa di inerzia amministrativa e mancanza di visione strategica.
Paradossalmente, coloro che oggi esaltano il ruolo del commissario, in passato ne hanno osteggiato la nomina, evidenziando una disconnessione tra retorica e azioni concrete.
Quanto alla cooperazione sanitaria, l’approccio della Giunta Proietti appare quantomeno rischioso.
Presentare la collaborazione con la Toscana come lungimirante significa ignorare le fragilità strutturali che affliggono il sistema sanitario toscano, come testimoniato da debiti significativi e polemiche interne.
L’Umbria, sotto la precedente amministrazione, aveva perseguito una politica di rafforzamento dell’autonomia sanitaria regionale, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza e la radicazione sul territorio.
La messa in discussione dell’elisoccorso, servizio essenziale in una regione caratterizzata da una morfologia complessa, rappresenta un passo indietro pericoloso che mette a repentaglio la capacità di risposta in situazioni di emergenza.
La condivisione di un servizio vitale come l’elisoccorso con un’altra regione non deve compromettere la sicurezza e l’accessibilità alle cure per i cittadini umbri.
Il dibattito sull’Alta Velocità svela, inoltre, una reticenza a riconoscere i progressi significativi realizzati.
Nonostante l’assenza di una tratta dedicata nel territorio regionale renda tecnicamente impossibile la realizzazione di una stazione, la precedente amministrazione ha ottenuto risultati concreti come uno studio di fattibilità approvato, un progetto definito e un primo stanziamento di risorse economiche.
Il cronoprogramma, con la fissazione del 2027 come termine per la realizzazione della stazione Medioetruria, è stato interrotto da un periodo di incertezze e ritardi.
L’accordo di programma, pur rappresentando un’opportunità di collaborazione interregionale, deve essere valutato con spirito critico.
La mancata formalizzazione della firma da parte della Toscana segnala resistenze politiche interne e solleva dubbi sulla sua reale fattibilità.
La cooperazione interregionale deve basarsi su un rapporto paritario, evitando accordi che penalizzino la nostra regione.
L’impegno a vigilare, denunciare ogni distorsione della realtà e difendere l’autonomia regionale rimane imprescindibile.
È fondamentale contrastare chi, per opportunismo politico, è disposto a cedere, un pezzo alla volta, l’identità e l’indipendenza della nostra regione.
Il futuro dell’Umbria si costruisce con coraggio, visione strategica e una ferma difesa dei propri interessi.