L’astensione record che ha segnato i recenti referendum in Umbria, concentrata nei comuni dell’Appennino, emerge come un campanello d’allarme per la tenuta del legame tra cittadini e istituzioni. I dati, parziali al termine della giornata elettorale, dipingono un quadro desolante, con Cascia che si attesta al minimo storico di partecipazione con un misero 6,41% degli aventi diritto che si è recato alle urne. Un dato che, seppur eclatante, trova un’eco attenuata, ma sempre preoccupante, a Norcia, dove l’affluenza si ferma al 7,57%.Questa drammatica contrazione della partecipazione democratica non è un fenomeno isolato. L’analisi dei risultati provinciali rivela un diffuso malessere. Nella provincia di Perugia, una pluralità di comuni fatica a superare la soglia del 10%, suggerendo una frattura crescente tra i cittadini e il processo decisionale. La provincia di Terni, pur mostrando una maggiore variabilità, evidenzia comunque situazioni critiche, come a Ferentillo, dove l’affluenza si attesta al 9,30%, un dato che solleva interrogativi profondi.Al di là delle cifre, questo scenario merita un’analisi approfondita. Non si tratta semplicemente di un’anomalia statistica, ma di un sintomo di un disagio più ampio. Possibili cause potrebbero essere molteplici: dalla percezione di distacco tra il potere politico e le esigenze reali delle comunità appenniniche, alla sfiducia generalizzata nei confronti delle istituzioni, passando per la complessità percepita delle questioni poste dal referendum stesso, o ancora la difficoltà di accesso alle informazioni necessarie per una scelta consapevole. È fondamentale considerare anche il contesto demografico e socio-economico di questi territori. L’invecchiamento della popolazione, lo spopolamento dovuto alla migrazione verso centri più dinamici, la difficoltà di accesso ai servizi essenziali e la fragilità economica possono contribuire a generare un senso di marginalizzazione e disillusione che si traduce in una minore propensione a partecipare attivamente alla vita democratica.Inoltre, l’astensione non è un fenomeno nuovo, ma si acuisce in contesti caratterizzati da una scarsa fiducia nelle istituzioni e da una percezione di distanza tra i cittadini e il processo decisionale. Si tratta di un circolo vizioso in cui la bassa partecipazione legittima decisioni prese da una minoranza, rafforzando la sensazione di impotenza e disinteresse.La situazione che emerge dall’Umbria rappresenta un monito per l’intero Paese. Richiede un ripensamento radicale del rapporto tra cittadini e istituzioni, un impegno concreto per favorire la partecipazione democratica, promuovere la trasparenza e rafforzare la fiducia nelle istituzioni. Solo attraverso un profondo rinnovamento del patto sociale sarà possibile contrastare l’erosione della democrazia e costruire un futuro più equo e sostenibile per tutti. L’Umbria, con il suo esempio drammatico, ci invita a non sottovalutare questa sfida cruciale.
Umbria, astensione record: un campanello d’allarme per la democrazia.
Pubblicato il
