La recente escalation di tensioni nei penitenziari umbri, con gli episodi di Terni e Spoleto, solleva interrogativi urgenti sulle dinamiche del sistema carcerario e sulla sua capacità di garantire sicurezza, dignità e opportunità di reinserimento. Fabio Barcaioli, Assessore al Welfare della Regione Umbria, esprime profonda preoccupazione per le conseguenze del decreto sicurezza e per le criticità strutturali che ne amplificano l’impatto.Il decreto, con la sua enfasi sull’indurimento delle pene e la creazione di nuove fattispecie di reato, rischia di esacerbare il sovraffollamento carcerario, uno dei principali fattori di degrado delle condizioni detentive. Questa pressione demografica, unita alla carenza cronica di risorse umane nel sistema della giustizia penale, crea un circolo vizioso: personale sovraccarico, detenzione precaria, frustrazione diffusa e, inevitabilmente, un aumento del rischio di episodi di violenza e disordini.Barcaioli, esprimendo la sua solidarietà all’agente di polizia penitenziaria ferito, sottolinea la necessità impellente di un cambio di paradigma. Non si tratta solo di reprimere, ma di investire in un modello di giustizia più inclusivo e orientato alla riabilitazione. La mera punizione, senza un adeguato supporto e percorsi di recupero, si rivela inefficace e controproducente, alimentando il rischio di recidiva e perpetuando la marginalizzazione.L’Assessore evidenzia come l’attuale situazione metta a dura prova gli sforzi della Regione per promuovere progetti di inclusione socio-lavorativa e formativa all’interno delle carceri. Iniziative come il progetto “Amadè” a Terni, che integra i percorsi formativi interni con quelli della scuola esterna, rappresentano un tentativo di offrire ai detenuti strumenti concreti per la reintegrazione sociale, ma si scontrano con la precarietà delle risorse e la mancanza di infrastrutture adeguate.Un elemento chiave per affrontare la crisi è la riattivazione del Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria (Prap). Un presidio di questo tipo consentirebbe una gestione più efficiente dei flussi detentivi, limitando l’afflusso di detenuti provenienti da altre regioni e facilitando il coordinamento tra le strutture umbre. Il Prap non sarebbe solo un organo amministrativo, ma un punto di raccordo tra le esigenze del territorio e le politiche penali, capace di agire in modo preventivo piuttosto che reattivo.La Regione Umbria intende perseguire un approccio olistico, che tenga conto non solo della sicurezza, ma anche del benessere psicologico e sociale dei detenuti e del personale penitenziario. L’obiettivo è trasformare il carcere in uno spazio di ricostruzione, dove i detenuti possano ritrovare un senso di appartenenza, acquisire competenze professionali e recuperare la propria dignità. Questo richiede un impegno costante e condiviso da parte di tutte le istituzioni e della società civile, per costruire un sistema penitenziario più giusto, efficace e umano. La sfida è complessa, ma l’Umbria si propone di affrontarla con determinazione, convinta che la riabilitazione sia la chiave per una convivenza più sicura e pacifica.
Umbria, carceri al collasso: tra degrado e necessità di riabilitazione.
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