Dall’Umbria, regione storica di incontro e resilienza, si leva un richiamo solenne e imperativo: l’Italia deve formalizzare il riconoscimento dello Stato di Palestina.
Non si tratta di un gesto meramente simbolico, ma di un atto di giustizia riparatrice, un imperativo morale volto a ripristinare la dignità di un popolo spogliato dei suoi diritti inalienabili e, soprattutto, a riaccendere le speranze di una pace duratura nel tormentato Medio Oriente.
La drammatica escalation di violenza che dilania la Striscia di Gaza, con le sue conseguenze disumane e devastanti, impone un silenzio eticamente insostenibile.
La perdita di vite innocenti, l’angoscia dei bambini affamati, la distruzione di infrastrutture vitali come ospedali e scuole, l’annientamento di intere famiglie, rappresentano una frattura profonda nell’umanità stessa.
Assistere a questa spirale di orrore senza prendere posizione equivarrebbe a una complicità silenziosa, a una rinuncia alla nostra responsabilità morale.
Ogni giorno che passa, il divario tra le parti si allarga, la possibilità di un futuro condiviso si fa sempre più remota, negando ai popoli coinvolti la possibilità di una vita degna e libera.
L’Umbria, terra impregnata di una cultura profondamente radicata nella ricerca della pace, non può rimanere indifferente.
Il patrimonio immateriale di questa regione, incarnato dalla Marcia Perugia-Assisi, un’iniziativa nata dall’acume pacifista di Aldo Capitini, rappresenta un monito costante sull’urgenza della non-violenza, non come semplice principio etico, ma come strumento politico ed esistenziale.
L’eredità spirituale di San Francesco, esempio universale di fraternità e dialogo interreligioso, ci spinge a superare le barriere ideologiche e culturali, a promuovere la comprensione reciproca e la riconciliazione.
L’impegno concreto e costante nella solidarietà, che ha contraddistinto la nostra regione, ci obbliga ad agire con determinazione.
Il Partito Democratico dell’Umbria, in linea con i valori che ci ispirano, sollecita con forza l’immediata cessazione delle ostilità, la protezione dei civili inerme e il libero accesso degli aiuti umanitari.
Ma la richiesta più pressante è il riconoscimento formale dello Stato di Palestina.
Questa decisione non deve essere interpretata come una presa di posizione a favore di una parte rispetto all’altra, ma come un atto di coraggio volto a creare le condizioni per un futuro di convivenza pacifica e prospera.
La stabilità e la sicurezza nella regione possono essere raggiunte solo attraverso il rispetto del diritto internazionale, la promozione della giustizia e il reciproco riconoscimento delle identità e delle aspirazioni dei popoli.
Solo un futuro fondato su questi principi fondamentali potrà interrompere la spirale di violenza e odio che ha avvelenato il Medio Oriente per troppo tempo, aprendo la strada alla realizzazione di due Stati sovrani, due popoli liberi, che possano vivere fianco a fianco in armonia e rispetto reciproco.
Costruire la pace significa, innanzitutto, edificare la giustizia.