La recente interrogazione urgente presentata dalla vicepresidente della Camera, Anna Ascani, al Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, solleva un problema strutturale che affligge la mobilità ferroviaria in Umbria e nelle Marche, esacerbato da una serie di eventi che ne hanno compromesso l’efficienza e la continuità del servizio.
Questo non è un episodio isolato, ma l’ennesima manifestazione di un disagio cronico, un vero e proprio “calvario” per i pendolari, alimentato da una carenza di trasparenza e un apparente disinteresse da parte delle istituzioni nazionali.
Le informazioni che emergono, spesso attraverso i media e le iniziative di protesta dei cittadini diretti coinvolti, anziché da comunicazioni ufficiali, dipingono un quadro allarmante: interruzioni programmate e impreviste sulle linee ferroviarie, l’impossibilità di prenotare tratte cruciali verso Roma Termini per lavori di manutenzione prolungati – un esempio emblematico è la chiusura dei binari 1 e 2 est tra l’11 agosto e il 5 settembre – e una generale sensazione di precarietà che mina la fiducia dei viaggiatori.
La situazione non si riduce a mere disagi temporanei.
Si tratta di una vera e propria barriera alla mobilità, che isola un’intera regione, penalizzando economicamente e socialmente i cittadini.
L’impossibilità di raggiungere Roma in modo efficiente e affidabile incide negativamente sulle opportunità di lavoro, sullo studio, sull’accesso ai servizi sanitari e sulla partecipazione alla vita culturale del Paese.
Il diritto alla mobilità, sancito dalla Costituzione, viene così leso in maniera concreta e ripetuta.
L’interrogazione di Ascani mira a sollecitare il governo a un intervento più incisivo, che vada oltre la semplice constatazione del problema.
È necessario un cambio di paradigma nell’approccio alla gestione delle infrastrutture ferroviarie, con una maggiore responsabilizzazione di RFI (Rete Ferroviaria Italiana) e Trenitalia.
La vigilanza istituzionale deve essere rafforzata, incentivando la trasparenza e la comunicazione proattiva nei confronti dei cittadini.
Non è sufficiente attendere che le problematiche vengano denunciate dai media o dalle proteste popolari; è fondamentale un monitoraggio costante e un dialogo aperto con le comunità locali.
La questione umbra e marchigiana non è un caso a sé stante.
Rappresenta una sfida più ampia che riguarda la gestione delle infrastrutture di trasporto in Italia, spesso caratterizzata da ritardi, inefficienze e una carenza di investimenti.
La risoluzione di questa problematica richiede un impegno concreto da parte del governo, un coordinamento efficace tra i diversi attori coinvolti e, soprattutto, una profonda riflessione sul ruolo del trasporto pubblico come servizio essenziale per la coesione sociale ed economica del Paese.
L’incalzare politico, come promesso, continuerà, in difesa del diritto alla mobilità di una regione intera.