La legge regionale per la famiglia, pietra angolare di un ambizioso progetto di welfare umbro, rischia di naufragare in una paralisi burocratica che ne compromette l’efficacia e la rilevanza. A distanza di quasi un anno dall’approvazione, l’assenza di atti attuativi definiti e la cronica carenza di risorse finanziarie allocate nel bilancio 2025 sollevano interrogativi seri sulla volontà politica di sostenere concretamente le famiglie umbre, attanagliate da una crisi demografica profonda e allarmante.La narrazione attuale, caratterizzata da interventi sporadici e privi di una visione strategica unitaria, contrasta drammaticamente con la gravità dei dati: un tasso di natalità precipitato al 5,5%, una popolazione in rarefazione che si attesta a 854.378 unità e un indice di vecchiaia che ha superato la soglia critica di 238, indicatori di un futuro demografico sempre più incerto.La legge, concepita come un vero e proprio motore di sviluppo sociale ed economico, mirava a superare la frammentazione degli interventi esistenti, unendo sinergicamente risorse regionali, nazionali ed europee per costruire un sistema di welfare familiare robusto e duraturo. L’approccio, lungimirante, puntava a introdurre il “fattore famiglia” nell’accesso ai servizi, riconoscendo le specifiche esigenze di nuclei familiari diversi; a potenziare il ruolo dei consultori familiari come punti di riferimento territoriali; a creare centri di riferimento per le famiglie e a definire un piano triennale per le politiche familiari.Un’attenzione particolare era stata riservata alle famiglie monoparentali, spesso esposte a condizioni di vulnerabilità accentuate, attraverso l’istituzione di un fondo dedicato. Altre misure cruciali includevano il sostegno alle spese scolastiche, educative e sportive dei figli, la stabilizzazione dei bonus natalità e conciliazione vita-lavoro, la creazione di un dipartimento dedicato alle politiche familiari e la promozione di distretti famiglia, veri e propri ecosistemi di supporto che favoriscono la collaborazione tra istituzioni, associazioni e imprese.La precedente amministrazione non si è limitata alla mera approvazione della legge, ma ha investito attivamente nel rafforzamento della cultura della famiglia nei territori, sostenendo l’adesione dei comuni umbri alla rete nazionale dei “Comuni amici della famiglia”.L’attuale immobilismo desta preoccupazione. L’ipotesi che questa inazione sia motivata da una scelta ideologica, un tentativo di delegittimare un’iniziativa nata sotto un’altra amministrazione, appare insostenibile. Le famiglie umbre, gravate da incertezze e preoccupazioni, non necessitano di strumentalizzazioni politiche, ma di un sostegno reale, stabile e orientato al futuro. La legge esiste, è vigente, ma la sua piena attuazione richiede una volontà politica incrollabile, un investimento economico adeguato e azioni concrete e tempestive. Il futuro demografico dell’Umbria è in gioco.
Umbria: La Legge per la Famiglia a Rischio Naufragio?
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