Umbria, scuole: svolta inattesa, decisioni senza consultazioni

La recente Dgr 1048/2025, che aveva delineato il quadro del dimensionamento scolastico per il triennio 2026-2027 in Umbria, rappresentava il culmine di un percorso partecipativo, un’iniziativa che ambiva a coniugare le esigenze delle istituzioni scolastiche, le prospettive dei Comuni e le specificità territoriali.
L’annuncio di un nuovo atto, emesso dall’Assessore Barcaioli il 28 novembre, ha però generato sconcerto e forte disappunto, introducendo revisioni significative che contraddicono apertamente le decisioni precedentemente assunte e che, cosa ancora più grave, sono state formulate in assenza di qualsiasi forma di consultazione preventiva.

Questa rottura del processo decisionale partecipativo, denunciata con forza dal capogruppo di Umbria Civica, Nilo Arcudi, configura una gestione opaca e potenzialmente dannosa per l’intero sistema educativo regionale, tanto da giustificare un’interrogazione urgente alla Giunta regionale.

L’episodio di Gubbio, citato come esempio emblematico, sintetizza la profonda discrasia tra le iniziali linee guida, che accoglievano le istanze locali, e la successiva inversione di rotta, un’inversione che mina la credibilità delle istituzioni e genera un clima di incertezza e sfiducia.

Questa discontinuità operativa, secondo Arcudi, è la diretta conseguenza di un approccio metodologico problematico, incarnato dal “metodo Barcaioli”, che sembra ignorare le fondamenta di una governance scolastica efficace e partecipata.

La Dgr 1048/2025, in particolare, aveva garantito la salvaguardia dei circoli didattici, elementi cruciali per l’offerta formativa e la continuità del servizio scolastico.
Il nuovo atto, al contrario, ne impone la chiusura, disattendendo le posizioni espresse dal Comune, dalla Provincia e dalle stesse istituzioni scolastiche.
Questa decisione unilaterale, assunta senza alcuna istruttoria trasparente e in palese contrasto con le indicazioni regionali precedenti, ha innescato un’escalation di proteste e un profondo smarrimento tra famiglie, insegnanti e studenti, mettendo a rischio la coesione delle comunità educative.

La situazione umbra, inoltre, si pone in netta contrapposizione con l’approccio adottato da altre regioni, come la Toscana, che da due anni ha scelto di sospendere il dimensionamento scolastico, privilegiando la tutela dell’autonomia scolastica, la valorizzazione del personale docente e ATA e la salvaguardia dell’offerta formativa come motore di sviluppo economico locale.
Questa scelta toscana testimonia una visione politica lungimirante che riconosce il valore strategico della scuola come presidio territoriale e come fattore di crescita.
La gestione della scuola non può essere concepita come un esercizio di centralizzazione autoritaria.
È imperativo che la Giunta regionale e l’Assessore Barcaioli riconoscano l’errore commesso e ritirino immediatamente l’atto del 28 novembre, riaprendo un tavolo di confronto sincero e costruttivo con i Comuni, le scuole e le parti sociali.
La vicenda di Gubbio non è solo un errore di merito, ma soprattutto una grave lezione di metodo che mette in luce i pericoli di un approccio decisionale che ignora le istanze locali e la complessità del sistema educativo.
La scuola, per essere un luogo di crescita e di opportunità, necessita di ascolto, trasparenza e rispetto delle comunità educative, pilastri imprescindibili di una governance scolastica responsabile e orientata al bene comune.

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