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venerdì 7 Novembre 2025

Addio Giovanni Galeone, architetto di un calcio innovativo.

La scomparsa di Giovanni Galeone, avvenuta oggi all’ospedale di Udine, segna la fine di una figura emblematica nel panorama calcistico italiano.

A ottantacinque anni, Galeone lascia un’eredità di passione, intuito e un approccio al gioco che ha saputo affascinare e influenzare generazioni di allenatori e giocatori.
Nato a Napoli il 25 gennaio del 1941, Galeone ha costruito una carriera costellata di successi e di un profondo impatto sul calcio regionale e nazionale.
La sua traiettoria, che lo ha visto guidare club come Pescara, Udinese, Perugia, Napoli, Como, Spal e Ancona, non si limita a una mera sequenza di panchine, ma si configura come un percorso di sperimentazione e di innovazione tattica.

Galeone non era semplicemente un allenatore; era un architetto di gioco.
La sua ossessione per il modulo 4-3-3 non era una mera scelta schematica, ma una filosofia, un’espressione di una visione del calcio che privilegiava l’attacco, la velocità e la ricerca incessante del gol.
Le sue squadre, spesso prive di risorse ingenti, riuscivano a competere con avversari più blasonati grazie a una preparazione atletica impeccabile e a un’attenzione maniacale ai dettagli, capaci di esaltare il talento dei singoli e di creare un collettivo coeso e determinato.
Il suo contributo al calcio italiano si misura non solo nei quattro promozioni in Serie A (Pescara, in due occasioni, Udinese e Perugia), ma anche nell’influenza che ha esercitato su altri tecnici.

Massimiliano Allegri, tra i più illustri discepoli, ha spesso riconosciuto il ruolo cruciale di Galeone nella sua formazione, evidenziando come le sue intuizioni tattiche e la sua capacità di motivare la squadra abbiano lasciato un segno indelebile nel suo approccio al gioco.

Oltre al talento calcistico, Galeone si distingueva per un carattere anticonformista e per una visione del mondo che andava al di là dei campi di gioco.

La sua rettitudine e il suo coraggio nell’affrontare le sfide, sia dentro che fuori dal rettangolo verde, lo hanno reso una figura ammirata e rispettata, capace di trascendere i confini del mondo sportivo.

Il ritiro dalla scena calcistica nel 2013 non ha segnato la fine della sua passione, ma ha rappresentato un nuovo capitolo di una vita dedicata alla ricerca della bellezza e dell’eccellenza nel mondo del pallone.

La sua eredità, fatta di coraggio, innovazione e amore per il calcio, continuerà a ispirare le future generazioni di allenatori e giocatori.

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