martedì 29 Luglio 2025
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Asja Cogliandro: Pallavolo, Gravidanza e una Battaglia per i Diritti

La vicenda di Asja Cogliandro, centrale di pallavolo per il Perugia, solleva un tema complesso e doloroso che interseca sport, lavoro e diritti.

La sua storia, resa pubblica attraverso un’intervista a *La Stampa*, non è un semplice resoconto di una gravidanza inattesa, ma una denuncia di un sistema che, troppo spesso, sacrifica la dignità umana sull’altare del profitto e della competitività.
Asja, 29 anni, si è trovata a navigare un percorso inaspettato dopo aver scoperto la sua gravidanza a inizio 2024, solo pochi mesi dal rinnovo del suo contratto con la società perugina, promossa dalla A2.
Inizialmente accolta con entusiasmo, la sua condizione ha rapidamente innescato una reazione inattesa e profondamente scoraggiante.

Il clima di accettazione si è trasformato in una pressione insopportabile, culminata in una brusca richiesta di allontanamento.

“Il 21 gennaio mi alleno e ho paura”, confida Asja, descrivendo l’atmosfera pesante che l’ha accompagnata.
La società, con un’apparente mancanza di sensibilità e lungimiranza, le impone di lasciare la sua abitazione e di restituire le mensilità già versate, segnando l’inizio di un vero e proprio esilio professionale.

La sua ricerca di una soluzione conciliante, proponendo una sospensione del contratto con l’assunzione di incarichi amministrativi, è stata respinta con freddezza.

La differenza economica tra l’offerta societaria e l’adempimento del contratto fino alla sua naturale scadenza – dodici mila euro – assume un significato secondario rispetto alla violenza psicologica subita.
“Non è una questione di denaro”, sottolinea Asja, “è una questione di rispetto”.
La sua testimonianza non è un caso isolato, ma si inserisce in un quadro più ampio che riguarda le atlete che, come lei, operano con contratti di collaborazione coordinata e continuativa (co.

co.
co), figure spesso precarie e prive di adeguate tutele.

La consapevolezza di questa realtà la spinge a lanciare un appello: “Se continuiamo ad accettare compromessi, non sarò l’ultima.
”La vicenda solleva interrogativi cruciali sul ruolo dello sport come istituzione sociale, sulla necessità di riformare i contratti per garantire maggiori protezioni alle atlete e sulla responsabilità delle società sportive nel promuovere un ambiente lavorativo equo e rispettoso della maternità.

L’apparente incongruenza di mantenere il suo nome sul roster ufficiale della squadra, online, aggiunge un ulteriore strato di amarezza a una storia che, al di là del contesto sportivo, incarna una battaglia più ampia per la parità di diritti e la dignità professionale.
La vicenda di Asja Cogliandro è un campanello d’allarme che invita a riflettere e ad agire per evitare che altre storie simili si ripetano.

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