L’esistenza delle Chiese cattoliche orientali costituisce una testimonianza complessa e spesso dolorosa nella storia del Cristianesimo. La loro identità, forgiata in secoli di evoluzione culturale, liturgica e spirituale, si è trovata ripetutamente minacciata, non solo da persecuzioni esterne, ma anche da dinamiche interne alla stessa comunità cattolica. Un’insufficiente comprensione, a volte una deliberata svalutazione, delle ricchezze teologiche e pastorali provenienti dall’Oriente ha generato fraintendimenti e tensioni, impedendo una piena comunione e una reciproca valorizzazione. Questa mancanza di apertura ha contribuito a erodere la loro resilienza, rendendole vulnerabili alle avversità.Oggi, la fragile esistenza di queste comunità è gravemente compromessa da una nuova ondata di violenza, un’escalation di conflitti armati che sembra mirare specificamente al cuore dei territori abitati dai cristiani orientali. Non si tratta di semplici scontri, ma di una sistematica persecuzione, un’azione deliberata volta a cancellare un patrimonio culturale e religioso millenario. La devastazione è diffusa, con saccheggi, distruzioni di luoghi di culto e, soprattutto, la fuga disperata di intere popolazioni.Papa Leone XIV, affrontando i partecipanti all’assemblea plenaria della Riunione delle Opere per l’Aiuto alle Chiese Orientali (ROACO), ha espresso una profonda preoccupazione, descrivendo la situazione come un’irruzione di forze maligne, una manifestazione di un male antico che si ripresenta con una ferocia inaudita. Questa drammatica realtà impone una riflessione urgente e un’azione concreta. Non si tratta semplicemente di fornire aiuti umanitari, sebbene questi siano essenziali. È necessario un impegno profondo per la difesa della dignità umana, per la tutela del diritto alla libertà religiosa e per la promozione del dialogo interculturale e interreligioso.La difesa delle Chiese orientali non è solo una questione di solidarietà con comunità specifiche; è una questione di identità cristiana, di salvaguardia del patrimonio comune. Il loro contributo alla teologia, all’arte, alla spiritualità ha arricchito il Cristianesimo intero. Perdere queste comunità significherebbe impoverire la Chiesa universale e spegnere una luce preziosa nella storia della civiltà. L’urgenza della situazione richiede una risposta globale, unita e coraggiosa, che coinvolga governi, organizzazioni internazionali, leader religiosi e singoli individui, animati dalla speranza di un futuro di pace, tolleranza e reciproco rispetto. Il silenzio e l’indifferenza non sono opzioni possibili.