La Lombardia si appresta a consolidare il percorso verso una maggiore autonomia differenziata, avviando la stipula di accordi vincolanti con il Governo per la gestione di aree cruciali del welfare e dell’amministrazione regionale.
L’attenzione è focalizzata sulla sanità, un ambito particolarmente sensibile e complesso, e su tre settori – Protezione Civile, regolamentazione delle professioni e previdenza complementare integrativa – che, per loro natura, non sono oggetto di definizione dei Livelli Essenziali di Prestazione (LEP) a livello nazionale.
Questa iniziativa si inserisce in un quadro più ampio, che coinvolge anche altre regioni del Nord Italia.
Veneto, Liguria e Piemonte, condividendo l’aspirazione a una maggiore capacità decisionale a livello locale, sono anch’esse in fase avanzata di trattative con l’esecutivo, con l’obiettivo di raggiungere un’intesa già nel corso del mese di settembre.
L’autonomia differenziata, promossa dall’articolo 118, comma 2, della Costituzione, rappresenta un’evoluzione del sistema istituzionale italiano, consentendo alle Regioni che lo richiedono di assumere competenze aggiuntive rispetto a quelle già attribuite.
Tuttavia, l’implementazione di questo processo implica una ridefinizione dei rapporti tra Stato e Regioni, con implicazioni significative per la distribuzione delle risorse finanziarie e la perequazione territoriale.
La scelta di avviare immediatamente le trattative sulla sanità denota la priorità che la Lombardia attribuisce a questo settore.
Si prevede che l’autonomia differenziata permetterà alla regione di sperimentare modelli di organizzazione e di erogazione dei servizi sanitari più adatti alle sue specifiche esigenze demografiche, sociali ed economiche.
Questo potrebbe tradursi in una maggiore flessibilità nella gestione delle risorse umane, nell’innovazione tecnologica e nella personalizzazione dei percorsi di cura.
L’ambito della Protezione Civile, al di fuori dei LEP, richiede una capacità di risposta rapida e mirata in caso di emergenze e calamità naturali.
L’autonomia regionale permetterà una gestione più agile e adattata al territorio, con una maggiore collaborazione con le istituzioni locali e con il coinvolgimento della comunità.
La regolamentazione delle professioni, anch’essa esclusa dai LEP, offre la possibilità di promuovere l’innovazione e la competitività, adattando i requisiti e le procedure di accesso alle professioni alle esigenze del mercato del lavoro locale.
Infine, la previdenza complementare integrativa rappresenta un’opportunità per rafforzare la sicurezza finanziaria dei lavoratori e per sostenere lo sviluppo di forme di risparmio a lungo termine, con una gestione più flessibile e rispondente alle esigenze specifiche dei cittadini lombardi.
Il percorso verso l’autonomia differenziata è complesso e articolato, e richiederà un dialogo costruttivo e un’attenta valutazione degli impatti su tutti i livelli territoriali.
La Lombardia, con l’avvio di queste prime intese, si pone come protagonista di un cambiamento strutturale nel panorama istituzionale italiano.