La recente escalation di interventi giudiziari, che si estendono oltre i confini della funzione giurisdizionale originaria, solleva interrogativi fondamentali sulla tenuta del sistema democratico e sul delicato equilibrio dei poteri.
Assistiamo, con crescente preoccupazione, a una tendenza, manifesta soprattutto in sedi come Milano, in cui la magistratura inquirente sembra assumere un ruolo interpretativo e applicativo della legge che trascende i limiti costituzionali, ingenerando una sorta di legislazione *ad hoc*.
L’esempio, particolarmente emblematico, delle inchieste che coinvolgono settori chiave dell’economia nazionale, come quello della moda e del lusso, appare connotato da motivazioni ideologiche, più che da un’applicazione rigorosa del diritto.
Questa deriva, se non arginata, rischia di erodere la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e di compromettere il principio della separazione dei poteri, pilastro fondamentale di ogni democrazia liberale.
È inaccettabile che il sistema giudiziario, chiamato a garantire l’imparzialità e l’obiettività, possa essere strumentalizzato per fini politici, come spesso è accaduto nel corso della storia, con conseguenze devastanti per la reputazione e la carriera di individui coinvolti in processi che, poi, si sono conclusi con assoluzioni.
Questi episodi, che hanno segnato profondamente il panorama politico italiano, testimoniano la necessità di un’analisi critica e disincantata delle dinamiche di potere in gioco.
La vera garanzia di una società giusta e libera risiede nella difesa intransigente dei principi liberali, che implicano la presunzione di innocenza come diritto inviolabile e la necessità di un’indagine approfondita, basata sull’esame scrupoloso degli atti processuali, piuttosto che sulla superficialità delle interpretazioni mediatiche.
La fretta di giudizi affrettati, alimentata dalla pressione dell’opinione pubblica e dalle dinamiche dei media, rischia di travolgere innocenti e di distorcere la ricerca della verità.
È imperativo che i difensori dei valori costituzionali si riconoscano nella capacità di preservare la presunzione di innocenza, anche quando questa protegge avversari politici.
La ricerca della verità non può essere subordinata a considerazioni di parte o a logiche di convenienza politica.
La vigilanza democratica, esercitata da cittadini informati e consapevoli, è l’unico antidoto contro derive autoritarie e abusi di potere.
Cià equitabilità.
soltanto.