Il dibattito parlamentare sulle crisi internazionali, con particolare riferimento a Medio Oriente e Ucraina, ha messo a nudo profonde spaccature all’interno dell’attuale opposizione italiana. Lungi dall’offrire un fronte compatto, le risoluzioni presentate congiuntamente da Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra e Movimento 5 Stelle hanno rivelato divergenze strategiche su temi cruciali come il sostegno all’Ucraina e la gestione della dipendenza energetica dalla Russia.La controversia più accesa è nata da un emendamento del M5S inserito nella risoluzione congiunta, che pur non escludeva *a priori* una futura collaborazione con la Russia per la fornitura di gas, nel caso in cui un conflitto in Iran dovesse compromettere le importazioni attuali. Questo passaggio, apparentemente tecnico, ha scatenato un’immediata reazione negativa da parte di Pd e Avs, percepito come una concessione inaccettabile nei confronti di Mosca.Le critiche si sono espresse con toni aspri. Il senatore dem Filippo Sensi ha definito l’emendamento “irricevibile”, mentre Carlo Calenda, segretario di Azione, lo ha bollato come “vergognoso”, sottolineando la necessità di distinguere nettamente il posizionamento del Pd da quello di Matteo Salvini, noto per le sue posizioni filo-russe. Il PD ha inoltre respinto anche una richiesta del M5S volta all’immediata interruzione della fornitura di armamenti all’Ucraina, ribadendo invece la necessità di un sostegno incondizionato al governo di Kiev, come espresso dalla segretaria Elly Schlein durante il voto.La divergenza sull’Ucraina, da tempo fonte di attrito all’interno del campo largo, si è dunque ampliata con l’emergere di una nuova questione: la possibile riapertura di canali di approvvigionamento energetico dalla Russia. Il M5S ha giustificato la sua proposta sostenendo che l’obiettivo primario deve essere la stabilizzazione dei prezzi dell’energia, cruciale per la tenuta economica delle famiglie e delle imprese italiane, e che l’Unione Europea deve evitare di dipendere eccessivamente da un numero limitato di fornitori, preservando così la propria autonomia strategica. Questa visione, che si colloca in un’ottica di pragmatismo energetico, si scontra con la linea più intransigente di Pd e Avs, che privilegiano la solidarietà con l’Ucraina e la necessità di isolare la Russia a causa del conflitto.In definitiva, la vicenda ha evidenziato una profonda frattura ideologica e strategica all’interno dell’opposizione italiana, sollevando interrogativi sulla sua capacità di presentare un’alternativa credibile al governo in un contesto geopolitico sempre più complesso e volatile, caratterizzato da una crescente interdipendenza e da un’incertezza latente. La questione energetica, in particolare, si conferma un elemento di forte tensione, capace di esasperare le differenze e di ostacolare la costruzione di una visione comune per il futuro del Paese.