La vicenda legata all’utilizzo dello spyware Graphite, oggetto di un’indagine approfondita da parte del Comitato di Vigilanza sull’Informazione e la Sicurezza (Copasir), si è conclusa con la definitiva risoluzione del contratto che legava Paragon Solutions, la società fornitrice del software, al governo italiano. La decisione, formalizzata a seguito di un precedente stop temporaneo, segna un punto fermo in una questione che ha sollevato interrogativi cruciali sul controllo, la trasparenza e i limiti dell’utilizzo di tecnologie di sorveglianza da parte dei servizi di intelligence.Il provvedimento di sospensione temporanea, disposto il 14 febbraio scorso dalle agenzie Aise (Agenzia di Informazione e Sicurezza Esterna) e Aisi (Agenzia di Sicurezza Interna), era stato introdotto come misura precauzionale in attesa dei risultati dell’indagine parlamentare. Questa sospensione aveva lo scopo di concedere tempo al Copasir per accertare la conformità dell’impiego dello spyware con la normativa vigente e per valutare le implicazioni in termini di diritti fondamentali e libertà civili.Tuttavia, i sopralluoghi condotti dal Comitato presso le sedi delle agenzie hanno rivelato che, parallelamente alla sospensione, si è concretizzata la decisione di recedere completamente dal contratto con Paragon Solutions. Questa scelta, apparentemente contraddittoria rispetto alla sospensione iniziale, suggerisce una valutazione più approfondita delle responsabilità e delle problematiche intrinseche legate all’acquisizione e all’utilizzo di strumenti di sorveglianza sofisticati come Graphite.La decisione di recedere dal contratto non si limita a una mera riorganizzazione delle attività di intelligence, ma solleva interrogativi significativi sul futuro delle collaborazioni tra il governo italiano e aziende private specializzate in tecnologie di sorveglianza. La vicenda Graphite ha messo in luce la necessità di un maggiore controllo democratico sull’acquisizione e l’impiego di tali strumenti, garantendo al contempo la tutela dei diritti costituzionali e la prevenzione di abusi.Il Copasir, nel suo ruolo di garante del segreto e della sicurezza, si è impegnato a monitorare attentamente l’evoluzione della situazione, assicurando che le future scelte in materia di sorveglianza siano improntate alla massima trasparenza e nel pieno rispetto della legge. L’episodio sottolinea l’importanza di un dibattito pubblico informato e consapevole sulle implicazioni etiche e giuridiche delle tecnologie di sorveglianza, al fine di trovare un equilibrio tra le esigenze di sicurezza nazionale e la salvaguardia delle libertà individuali. La vicenda non si chiude con la rescissione del contratto, ma apre a una riflessione più ampia e profonda sul ruolo dell’intelligence e sui limiti del potere di sorveglianza in una democrazia.