Il venticinque luglio, una data che si incide nel tessuto della memoria collettiva italiana, segna l’anniversario della strage di via D’Amelio, l’attentato che strappò alla vita Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta.
Un evento che, a distanza di anni, continua a risuonare con un’eco dolorosa e sollecita un rinnovato impegno civile e istituzionale.
Il cordoglio nazionale si è espresso attraverso un coro di voci autorevoli, unanime nella condanna della violenza mafiosa e nella riaffermazione del valore del sacrificio di Borsellino.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha sottolineato come il magistrato palermitano abbia incarnato un’etica di servizio allo Stato e un coraggio indomito nella lotta contro un nemico invisibile, la mafia, che ha cercato per decenni di minare le fondamenta della legalità.
Il suo esempio, ha rimarcato il Capo dello Stato, rappresenta un faro per le future generazioni, un monito costante a non cedere alla sopraffazione e a perseguire la giustizia con determinazione.
Anche la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha espresso profonda commozione, evidenziando come la figura di Borsellino sia diventata simbolo di resistenza e speranza per un Paese ferito dalla criminalità organizzata.
Il suo impegno, la sua integrità e la sua dedizione alla verità continuano a ispirare un’Italia che non può dimenticare le sue vittime e che deve rafforzare le strategie di contrasto alla mafia.
Le parole dei Presidenti del Senato e della Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, hanno amplificato questo sentimento di lutto e di impegno, sottolineando la necessità di una risposta unitaria e trasversale, che superi le divisioni politiche e ideologiche, per onorare la memoria di Borsellino e dei suoi compagni caduti.
La partecipazione di Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, alla commemorazione a Palermo, nel luogo stesso della strage, durante la manifestazione delle “agende rosse”, testimonia l’importanza di mantenere vivo il ricordo e di sollecitare nuove indagini per fare luce su alcune zone d’ombra che ancora gravano sulla vicenda.
L’eredità di Borsellino non è solo un ricordo del passato, ma un’esigenza di futuro, un invito a vigilare costantemente e a non abbassare mai la guardia contro un male che si insinua nel tessuto sociale ed economico del Paese.
La memoria di Paolo Borsellino non può essere relegata a una celebrazione annuale.
Deve tradursi in azioni concrete, in una riforma della giustizia più rapida ed efficiente, in un rafforzamento della protezione dei testimoni, in un’educazione alla legalità che permei le scuole e le comunità.
Solo così sarà possibile onorare degnamente il suo sacrificio e costruire un futuro in cui la mafia non possa più trovare spazio per prosperare.
L’impegno è quello di trasformare il dolore in consapevolezza, la memoria in azione, e la giustizia in un traguardo definitivo.