Alle 16:58, un’onda di silenzio ha investito via Mariano d’Amelio, a Palermo, luogo che nel luglio del 1992 divenne teatro di una delle pagine più cruente e ingiuste della storia italiana.
Una commedia di dolore, recitata in un palcoscenico di cemento armato, dove un’autobomba strappò alla vita Paolo Borsellino, figura emblematica della lotta alla mafia, e i cinque agenti di scorta che lo proteggevano: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Intorre, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
La folla, un mare di volti segnati dalla memoria e dalla rabbia contenuta, ha risposto al tributo con una partecipazione intensa.
Circa mille persone si sono raccolte, creando un corteo silenzioso che ha riempito la via, un’eco del dolore che continua a riverberare a distanza di decenni.
Tra loro, Salvatore Borsellino, fratello del giudice, portatore di un fardello di ricordi e un simbolo della resilienza familiare.
Presenti anche i giovani delle Agende Rosse, collettivo di attivisti che, fin dagli anni ’80, hanno denunciato le infiltrazioni mafiose e sostenuto le vittime, testimoni diretti di un impegno civile che si tramanda di generazione in generazione.
Il silenzio, denso e palpabile, ha rappresentato un momento di raccoglimento collettivo, un atto di pietà e di riconoscimento del sacrificio compiuto.
Un minuto intero sospeso nel tempo, interrotto solo dal respiro sommesso dei presenti, un monito per non dimenticare il prezzo pagato per la legalità.
Al termine del silenzio, l’interpretazione solenne dell’Inno di Mameli, “Il Canto degli Italiani”, ha riempito l’aria, un grido di speranza e di unità nazionale.
Paolo Borsellino, presente all’evento, ha solennemente richiamato i nomi di tutte le vittime della strage, evocando il loro coraggio e la loro dedizione.
La rievocazione dei nomi, un elenco di vite spezzate, ha amplificato il senso di perdita e di ingiustizia.
L’alzata delle Agende Rosse, un gesto simbolico e potente, ha rappresentato un legame con il passato, un tributo ai compagni caduti e un impegno a proseguire la lotta contro la mafia, portando avanti le loro battaglie e onorando la loro memoria.
Le agende, strumento di denuncia e di testimonianza, sono diventate un vessillo di speranza e di resistenza, un promemoria costante dell’importanza della verità e della giustizia.
Un gesto che invita a non cedere alla rassegnazione, ma a continuare a coltivare i valori di legalità e di impegno civile, affinché simili tragedie non si ripetano.
La memoria, in questa via, non è solo un ricordo del passato, ma un faro per il futuro.