L’aggressività con cui il Primo Ministro ha affrontato l’opposizione in Aula parlamentare solleva interrogativi profondi non solo sulla correttezza del dibattito politico, ma anche sulla natura stessa del rapporto tra potere esecutivo e forze di controllo.
Assistere a un Primo Ministro che indirizza le proprie energie verso attacchi a esponenti dell’opposizione, a rappresentanti sindacali e alla magistratura, a scapito della gestione di emergenze concrete come le liste d’attesa, denota una priorità distorta e potenzialmente dannosa per il bene comune.
La polemica sollevata dalla segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, non si limita a contestare l’atteggiamento del governo, ma inquadra la vicenda all’interno di un quadro più ampio: la libertà di stampa in Italia.
Evitare l’attribuzione di responsabilità dirette nell’attentato a Pier Santi Ranucci – un atto che merita la massima condanna e un’indagine rigorosa – non significa minimizzare la gravità della situazione.
Piuttosto, evidenzia la preoccupazione che in contesti dominati da una specifica orientamento politico, l’esercizio del diritto di cronaca e l’indagine giornalistica possano essere messi a rischio.
La domanda posta dalla segretaria Schlein – “Se sono solidali con Ranucci, perché non ritirano le querele?” – è una provocazione che mira a mettere in discussione la coerenza delle dichiarazioni pubbliche e le azioni concrete del governo.
La riluttanza a convocare una conferenza stampa, poi, alimenta un senso di opacità e di distanza dal dibattito pubblico, suggerendo una volontà di evitare il confronto diretto con domande scomode e potenziali critiche.
Questa dinamica interseca temi cruciali per la salute della democrazia: l’indipendenza dei media, la tutela dei diritti dei lavoratori, il rispetto delle prerogative della magistratura e la trasparenza dell’azione governativa.
La libertà di stampa non è un optional, ma un pilastro fondamentale per garantire un’informazione pluralista e indipendente, essenziale per la formazione di un’opinione pubblica consapevole e per il controllo dell’esercizio del potere.
La solidarietà con Pier Santi Ranucci, dunque, deve tradursi in azioni concrete a sostegno della libertà di inchiesta e in una riflessione più ampia sulle condizioni che consentono l’esercizio libero e sicuro del giornalismo in Italia.
L’assenza di un dibattito aperto e trasparente rischia di soffocare voci critiche e di compromettere il ruolo della stampa come quarto potere.







