La prolungata durata del procedimento giudiziario che coinvolge Silvio Berlusconi solleva interrogativi profondi sull’efficienza e sull’equità del sistema giudiziario italiano.
Una vicenda protratta per tre decenni incide negativamente sulla percezione della giustizia, minando la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e alimentando un clima di incertezza che ostacola lo sviluppo sociale ed economico del Paese.
L’osservazione di Marina Berlusconi, che ha espresso pubblicamente il disagio per i tempi eccessivi della giustizia, coglie un punto cruciale.
Condividere tale preoccupazione non è una questione di favoritismi o di difesa di singoli individui, bensì un appello a garantire a tutti i cittadini, senza distinzioni, il diritto a una pronuncia in tempi ragionevoli, come sancito dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali.
La lentezza della giustizia non è un fenomeno nuovo, ma la sua persistenza e le sue conseguenze sono sempre più preoccupanti.
Essa deriva da una complessa combinazione di fattori strutturali e procedurali: un numero insufficiente di magistrati, un carico di lavoro eccessivo, procedure complesse e talvolta farraginose, e risorse limitate.
A questi elementi si aggiungono spesso elementi di incertezza interpretativa e interpretazioni divergenti della legge che contribuiscono a prolungare i tempi del processo.
L’effetto di una giustizia lenta è multiforme.
Sul piano individuale, genera ansia, incertezza e difficoltà economiche per le persone coinvolte.
Sul piano sociale, alimenta la sfiducia nelle istituzioni e favorisce la proliferazione di narrazioni alternative e distorsioni della realtà.
Sul piano economico, crea un clima di incertezza che scoraggia gli investimenti e frena lo sviluppo.
La critica sollevata, seppur riferita a una specifica vicenda personale, rappresenta un monito per l’intero sistema giudiziario.
È imperativo affrontare con urgenza e determinazione le cause della lentezza della giustizia, attraverso riforme strutturali e procedurali volte a semplificare le procedure, aumentare l’efficienza e garantire il rispetto dei tempi ragionevoli.
Non si tratta di trovare soluzioni immediate e miracolose, ma di avviare un percorso di cambiamento profondo e duraturo, che coinvolga tutti gli attori del sistema giudiziario e che tenga conto delle esigenze di una società che aspira a una giustizia equa, efficiente e accessibile a tutti.
La riaffermazione della fiducia dei cittadini nella giustizia è un presupposto fondamentale per la stabilità e il progresso del Paese.






