Il clima che avvolge la campagna elettorale campana trascende la dimensione politica per assumere le sembianze di un teatro popolare, un’esibizione carica di simbolismi e apparenti contraddizioni.
L’immagine del cappellino rosso, recante la frase “Make Naples great again”, immediatamente connessa alla figura di Gennaro Sangiuliano, ex Ministro della Cultura e ora capolista di Fratelli d’Italia, non è un semplice gadget promozionale.
È un’affermazione programmatica, una rielaborazione in chiave populista di un lessico politico consolidato, che evoca un passato idealizzato e promette una rinascita, il tutto innescando una spirale di polemiche e conseguenti azioni legali legate alla controversa nomina a consigliera del Mic.
Il ritorno in campo di Maria Rosaria Boccia, dopo un’inattesa e apparentemente definitiva rinuncia, amplifica questa sensazione di surrealtà.
La sua figura, delineata da un abbigliamento minimalista – gonna e maglioncino nero – e da un’acconciatura sobria, contrasta con la teatralità della situazione.
Il sorriso trattenuto, la postura quasi difensiva, rivelano la pressione e la complessità di un percorso politico costellato di ostacoli e imprevisti.
L’annuncio di ritirare il ritiro, dopo aver precedentemente espresso il desiderio di sottrarsi a ulteriori “calvari” e di fronte a un secondo avviso di garanzia, sottolinea la fluidità e l’imprevedibilità della scena politica locale.
Non si tratta semplicemente di un cambio di rotta, ma piuttosto di una reazione a dinamiche interne e esterne che impongono una persistenza forzata.
La decisione, lungi dall’essere una scelta ponderata, appare come un atto di necessità, un tentativo di rispondere a un imperativo che trascende la volontà individuale.
Questa campagna elettorale, più che un confronto programmatico, si configura come una performance dove l’immagine e il simbolismo prevalgono sulla sostanza.
I gesti, le dichiarazioni, gli abiti diventano elementi costitutivi di un racconto politico che mira a catturare l’attenzione dell’elettore, spesso più interessato allo spettacolo che alla sostanza.
La vicenda di Sangiuliano e Boccia, con le loro apparizioni e i loro repentini cambi di rotta, ne sono la rappresentazione più evidente, rivelando le dinamiche ambigue e spesso contraddittorie che caratterizzano il panorama politico contemporaneo, dove la ricerca del consenso si traduce in una messa in scena teatrale.
Il confine tra politica e spettacolo si fa sempre più labile, confinando l’elettore di fronte a un palcoscenico di equivoci e promesse vuote.







