La scena politica campana si presenta come un mosaico complesso e frammentato, caratterizzato da una proliferazione di aggregazioni civiche e partiti che convergono su sei figure candidate alla presidenza della Regione.
Lungi dall’essere una semplice competizione tra coalizioni tradizionali, l’elettorato si trova di fronte a un panorama diversificato, che riflette le spinte dal basso e le dinamiche di ricerca di consenso a livello locale.
Il centrosinistra, nel tentativo di contenere la frammentazione e massimizzare le possibilità di successo, ha unito le proprie forze in otto liste a sostegno della candidatura di Roberto Fico, esponente del Movimento 5 Stelle.
Questa convergenza, sebbene mirata a presentare un fronte compatto, evidenzia le difficoltà nel costruire una vera e propria sintesi programmatica tra le diverse anime che compongono l’area progressista.
Il centrodestra, per contro, si articola in otto liste a sostegno di Edmondo Cirielli, candidato del Fratelli d’Italia, con una chiara impronta ideologica e un approccio più strutturato nella costruzione della propria offerta politica.
L’aggiunta di quattro liste indipendenti, tuttavia, introduce un elemento di imprevedibilità e un’ulteriore stratificazione del panorama elettorale.
Queste liste indipendenti, con nomi evocativi come ‘Per – per le persone e la comunità’, ‘Campania popolare’, ‘Forza del popolo’ e ‘Dimensione Bandecchi’, incarnano tendenze diverse e spesso contrastanti.
‘Per’ si pone come portavoce di un approccio civico e partecipativo, focalizzato sulle esigenze concrete dei cittadini.
‘Campania popolare’, con il sostegno di Giuliano Granato, sembra voler recuperare un’identità regionale e una visione più ampia del futuro della Campania.
‘Forza del popolo’, sostenuta da Carlo Arnese, potrebbe rappresentare una voce di dissenso e di critica nei confronti della politica tradizionale.
Infine, ‘Dimensione Bandecchi’, guidata dal sindaco di Terni Stefano Bandecchi, introduce una dimensione nazionale e un approccio comunicativo spesso fuori dagli schemi, volto a intercettare un elettorato scontento e alla ricerca di alternative.
La presenza di queste liste “minori”, pur non avendo le risorse e la visibilità dei grandi partiti, contribuisce a definire il dibattito politico e a portare all’attenzione temi specifici, spesso trascurati dalle agende dominanti.
La loro partecipazione arricchisce il processo democratico e offre agli elettori una scelta più ampia e sfaccettata.
L’elettoralismo campano si configura quindi come un laboratorio politico complesso, dove le dinamiche locali, le spinte dal basso e le ambizioni personali si intrecciano in un quadro in continua evoluzione.








