L’episodio del convegno su Gaza, originariamente programmato al liceo romano Righi, ha acceso un acceso dibattito sul diritto alla libera espressione e sui limiti dell’imparzialità nelle istituzioni scolastiche.
L’evento, che prevedeva la partecipazione di un relatore legato alla Global Flotilla, è stato bruscamente interrotto a ridosso dell’inizio, a seguito di un’inquietudine sollevata dal deputato Rossano Sasso, il quale aveva evidenziato la potenziale assenza di un adeguato contraddittorio.
La decisione di sospendere l’iniziativa, sebbene formale, ha innescato una reazione immediata da parte di alcuni studenti, culminata nell’occupazione del liceo.
Questo incidente non è un evento isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di crescenti tensioni legate alla gestione di temi politici sensibili all’interno delle scuole.
La questione centrale ruota attorno alla necessità di garantire un ambiente di apprendimento aperto al confronto di opinioni diverse, pur assicurando la correttezza e l’equilibrio della presentazione dei contenuti.
La sospensione del convegno, percepita da alcuni come una forma di censura, ha sollevato interrogativi cruciali sul ruolo delle istituzioni scolastiche nel promuovere il pensiero critico e la capacità di analisi dei giovani.
La Global Flotilla, un movimento che si propone di rompere l’embargo su Gaza attraverso spedizioni marittime, è un attore complesso, spesso al centro di controversie e accuse di sostegno a organizzazioni considerate terroristiche.
La sua partecipazione a un evento scolastico, pertanto, richiederebbe una riflessione attenta e un’organizzazione impeccabile per evitare strumentalizzazioni e garantire il rispetto delle normative vigenti.
L’occupazione del liceo, pur comprensibile come espressione di frustrazione e desiderio di far sentire la propria voce, pone un problema di ordine pubblico e solleva interrogativi sulla responsabilità degli studenti e del corpo docente nel gestire situazioni di conflitto.
La scuola, per sua natura, deve rimanere un luogo di dialogo e confronto pacifico, dove le opinioni diverse possono essere espresse e discusse in un clima di rispetto reciproco.
L’episodio del liceo Righi, quindi, non si limita a rappresentare un incidente amministrativo, ma si configura come un campanello d’allarme che invita a una riflessione più ampia sul ruolo della scuola nella società contemporanea, sulla necessità di educare i giovani alla tolleranza, alla capacità di ascolto e alla ricerca della verità, anche quando questa è scomoda e controversa.
È fondamentale, in questo senso, recuperare un concetto di educazione che vada oltre la mera trasmissione di conoscenze, per abbracciare la formazione di cittadini consapevoli, responsabili e capaci di affrontare le sfide complesse del nostro tempo.
La scuola deve essere un laboratorio di democrazia, dove si impara a confrontarsi, a dissentire e a costruire insieme un futuro più giusto e pacifico.







