La nostra epoca, segnata da un’apparente euforia tecnologica e da un individualismo esasperato, rischia di essere soffocata da una deriva culturale insidiosa, un’ombra che offusca la percezione del valore intrinseco della vita.
Non si tratta di un semplice cambiamento di costumi, bensì di una progressiva erosione dei principi fondanti una società orientata alla cura, alla responsabilità e alla solidarietà.
Questa “cultura di morte,” come l’ha definito Papa Leone XIV, non si esprime attraverso gesti eclatanti di violenza, quanto piuttosto in una sottile ma pervasiva indifferenza che anestetizza la nostra capacità di empatia e di compassione.
Questa indifferenza si traduce in diverse forme di comportamento che minano il tessuto sociale.
La ricerca spasmodica di un’esistenza senza sforzi, una fuga perpetua dalle difficoltà e dalle responsabilità, alimenta un individualismo rampante, dove il successo personale prevale sul bene comune.
La dipendenza da sostanze stupefacenti, non solo come espressione di sofferenza individuale, ma anche come tentativo di cancellare il dolore esistenziale, ne è una tragica conseguenza.
La sessualità, privata della sua dimensione affettiva e relazionale, rischia di essere ridotta a mero intrattenimento, a un oggetto di consumo, deumanizzando l’individuo e svuotandolo del suo significato profondo.
Questa cosificazione della persona, alimentata da una cultura dell’immagine e del narcisismo, dissolve i confini tra desiderio e sfruttamento, tra amore e possessione.
L’ingiustizia, in tutte le sue forme – economica, sociale, ambientale – non è un semplice errore, ma la manifestazione di una mentalità che privilegia il potere e il profitto a scapito della dignità umana.
La disuguaglianza crescente, la precarietà lavorativa, la negazione dei diritti fondamentali, sono tutti sintomi di una società che ha smarrito il senso della giustizia e della solidarietà.
Questa deriva culturale non è un destino ineluttabile.
Richiede una presa di coscienza profonda, un’introspezione che ci spinga a interrogarci sui nostri valori e sulle nostre scelte.
È necessario riscoprire il valore della vita in tutte le sue forme, dalla nascita alla morte, e coltivare una cultura della cura e della responsabilità.
Il cammino verso una società più giusta e solidale passa attraverso la riscoperta del significato del trascendente, della dimensione spirituale che ci connette gli uni agli altri e al mondo che ci circonda.
Non si tratta di un ritorno al passato, ma di un rinnovamento profondo, di una capacità di reinventare il futuro con coraggio e speranza, guardando al bene comune come stella polare.
La sfida è ardua, ma la posta in gioco è la stessa dignità dell’umanità.