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Mattarella contro il razzismo: amarezza e monito per i giovani atleti.

L’eco delle medaglie conquistate a Creta risuona con un’amarezza stridente, un’ombra gettata sulla gioia sportiva.

Sergio Mattarella, ricevendo le nazionali maschile under 20 d’oro e femminile di pallacanestro, ha alzato la voce contro una deriva inaccettabile: il razzismo latente che ha contaminato il percorso dei giovani atleti italiani durante gli Europei di basket.

La sua condanna, intrisa di un’ironia pungente, è stata un monito severo, un appello alla coscienza collettiva.

Il presidente, accogliendo i protagonisti in Quirinale, non ha potuto ignorare il veleno sparso online, l’odio subdolo che si è manifestato dietro la maschera di commenti anonimi.

Il suo riferimento all’understatement del capitano Francesco Ferrari, un’osservazione arguta e penetrante, ha evidenziato la disarmante normalità con cui tali episodi permeano il nostro dibattito pubblico, quasi a voler minimizzare la gravità del fenomeno.

Ferrari, con la sua compostezza, aveva sottinteso l’incongruenza tra l’eccellenza sportiva e la meschinità degli attacchi, ma è stato Mattarella a verbalizzare l’evidenza.
Si tratta di un problema strutturale, radicato in una cultura che fatica a riconoscere e celebrare la diversità.
Il razzismo, in queste manifestazioni, non è sempre esplicito, ma si insinua attraverso stereotipi, pregiudizi e microaggressioni, erodendo la dignità e il senso di appartenenza.
Questi giovani atleti, simboli di talento, impegno e passione, rappresentano l’Italia nel mondo, incarnano l’eccellenza e l’orgoglio nazionale, eppure si trovano a dover affrontare l’onta di attacchi ingiustificati, basati su origini o caratteristiche fisiche.

L’episodio solleva interrogativi urgenti: come educare le nuove generazioni al rispetto e all’inclusione? Come contrastare la diffusione dell’odio online? Come costruire una società più giusta e accogliente per tutti? La risposta non può risiedere solo in misure repressive, ma soprattutto in un cambiamento profondo di mentalità, in una maggiore consapevolezza del ruolo che ognuno di noi ha nella costruzione di un futuro migliore.
La medaglia d’oro e il bronzo sono trionfi sportivi, ma anche un’occasione per riflettere sul significato di essere italiani e sulla responsabilità di difendere i valori di umanità e solidarietà.

Il silenzio, in questi casi, è complice.

La voce del Presidente Mattarella, e quella dei giovani atleti, devono risuonare forte, per smuovere le coscienze e per costruire un futuro più equo e rispettoso per tutti.

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