La fotografia della stretta di mano tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein è un’immagine potente, che incapsula una dinamica complessa ben oltre la mera formalità di un incontro istituzionale.
Essa simboleggia un tentativo di navigare un terreno politico minato, dove la questione della violenza di genere si presenta come un nodo cruciale, capace di polarizzare e, allo stesso tempo, di richiedere un’azione congiunta.
L’assenza, per ora, di una legislazione concreta, di una legge che traduca in diritti il consenso informato e attivo nella sfera sessuale, non deve essere interpretata come un fallimento, bensì come un invito alla riflessione e a un processo di elaborazione più approfondito.
La definizione legale del consenso, infatti, non può essere un atto improvvisato, ma deve essere il frutto di un dibattito ampio e inclusivo, che coinvolga giuristi, psicologi, sociologi, rappresentanti delle associazioni femminili e, soprattutto, le donne stesse.
La sua mancata attuazione immediata, in un contesto politico spesso segnato da retoriche divisive e da una certa resistenza al cambiamento, sottolinea la difficoltà di affrontare un tema così delicato e complesso.
La violenza sessuale non è soltanto un crimine individuale, ma un fenomeno radicato in dinamiche sociali, culturali ed educative che ne condizionano la percezione e la prevenzione.
Un consenso veramente libero e consapevole non si configura come una mera assenza di rifiuti verbali, ma come un’affermazione proattiva, un atto volontario e inequivocabile che esclude ogni forma di coercizione, pressione o ambiguità.
La sua traduzione in legge richiede quindi un’analisi minuziosa delle sfumature del comportamento umano, della comunicazione non verbale, della vulnerabilità individuale e delle relazioni di potere.
L’accordo, sottinteso nella stretta di mano, tra Meloni e Schlein, suggerisce la volontà di superare le differenze ideologiche per affrontare questa sfida comune.
Pur provenienti da schieramenti politici opposti, entrambe le leader riconoscono l’urgenza di proteggere le donne e di promuovere una cultura del rispetto e della parità.
Questo accordo, sebbene ancora privo di una concreta manifestazione legislativa, rappresenta un segnale di speranza e un invito a un impegno condiviso.
La fotografia della stretta di mano non è quindi solo un’istantanea di un incontro politico, ma un simbolo di un percorso ancora in divenire, un percorso che mira a costruire una società più giusta, più sicura e più rispettosa dei diritti delle donne, dove il consenso non sia un concetto astratto, ma una realtà tangibile e garantita dalla legge.
La sua attuazione richiederà tempo, dialogo e un impegno costante da parte di tutti gli attori sociali, ma la sua importanza non può essere sottovalutata.








