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venerdì 7 Novembre 2025

Report e Garante: il confine tra cronaca e privacy al centro del dibattito.

La decisione di sospendere la trasmissione di un episodio di “Report” ha generato un acceso dibattito pubblico, alimentato dalla richiesta espressa da Agostino Ghiglia, esponente del Garante per la protezione dei dati personali.
La richiesta, giunta in un momento di particolare tensione, precede la messa in onda del servizio dedicato alla visita effettuata dallo stesso Ghiglia nella sede del partito Fratelli d’Italia.

Questa visita, avvenuta il giorno precedente alla decisione dell’Autorità di infliggere una sanzione pecuniaria al programma televisivo, solleva interrogativi complessi sul delicato equilibrio tra libertà di informazione, diritto alla privacy e correttezza del processo decisionale.
Il fulcro della controversia risiede nella diffusione, da parte di “Report”, di un’audio-registrazione di una conversazione privata tra l’ex Ministro Gennaro Sangiuliano e sua moglie Federica Corsini, unitamente a una serie di messaggi scambiati durante la procedura amministrativa.
L’atto di divulgazione, pur rientrando potenzialmente nell’esercizio del diritto di cronaca, si pone a stretto contatto con la tutela della sfera privata dei soggetti coinvolti, incarnando un caso emblematico di conflitto di interessi e potenziali violazioni delle normative sulla protezione dei dati personali.

La richiesta di sospensione solleva interrogativi cruciali sulla funzione stessa del Garante per la Privacy e la sua capacità di intervenire in situazioni in cui l’informazione pubblica e la tutela dei diritti fondamentali si intersecano.

Il Garante, infatti, è chiamato a bilanciare l’interesse pubblico all’informazione con il diritto alla riservatezza, operando una valutazione complessa che tiene conto della rilevanza pubblica dei fatti, della veridicità delle informazioni diffuse e della modalità con cui esse vengono presentate.
La visita di Ghiglia presso la sede di Fratelli d’Italia, avvenuta a ridosso della decisione sanzionatoria, alimenta inoltre sospetti di un’eventuale influenza dell’organo di garanzia nel processo decisionale del programma televisivo.

L’indipendenza e l’imparzialità del Garante, pilastri fondamentali del suo ruolo istituzionale, appaiono messi in discussione da una sequenza di eventi che suggerisce una potenziale commistione tra attività di controllo e rapporti con i soggetti interessati.
L’episodio evidenzia, in ultima analisi, la crescente complessità delle sfide poste dalla tecnologia e dalla digitalizzazione, che amplificano la capacità di raccogliere, elaborare e diffondere informazioni, rendendo sempre più delicato il confine tra il diritto di cronaca e la tutela della privacy.
È necessario, pertanto, un ripensamento dei modelli di governance dell’informazione, che sappiano conciliare la libertà di stampa con il rispetto dei diritti fondamentali, garantendo trasparenza e accountability degli organi di controllo.
La vicenda “Report” si configura, in questo senso, come un campanello d’allarme, un invito a riflettere sulle responsabilità di tutti gli attori coinvolti – giornalisti, istituzioni, cittadini – nella costruzione di un ecosistema informativo etico e sostenibile.

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