La riforma del sistema di governance della Rai, attualmente in fase di discussione, si concentra in particolare sulla decostruzione del modello di nomina del Consiglio di Amministrazione (CdA) da parte dell’esecutivo.
Il cambiamento proposto, un passaggio cruciale verso una maggiore autonomia del servizio pubblico radiotelevisivo, prevede l’introduzione di un meccanismo elettorale parlamentare per l’elezione di sei componenti del CdA.
Questa modifica, di portata significativa, solleva però questioni procedurali di notevole complessità, in primis quelle relative alle modalità di voto.
L’adozione di una maggioranza assoluta richiesta a partire dal terzo scrutinio, sia per l’elezione dei membri del CdA che per la ratifica della figura del Presidente, mira a garantire una rappresentanza più ampia e a scoraggiare la paralisi decisionale derivante da un’eccessiva frammentazione politica.
Questa scelta metodologica, se da un lato mira a superare l’inerzia che potrebbe derivare da un sistema di voto proporzionale, dall’altro introduce un elemento di sfida: la necessità di raggiungere una solida maggioranza a fronte di una pluralità di interessi parlamentari.
La transizione verso un sistema elettorale parlamentare per la composizione del CdA segna un tentativo di distanziamento dalla logica di nomina politica, tradizionalmente caratterizzante la governance della Rai.
Questo cambiamento, lungi dall’essere una semplice operazione tecnica, implica un ripensamento profondo del ruolo del servizio pubblico e del suo rapporto con le istituzioni.
Il CdA, forte di una legittimazione parlamentare più diretta, dovrebbe essere in grado di perseguire con maggiore autonomia gli obiettivi di servizio pubblico, garantendo pluralismo, trasparenza e qualità dell’informazione.
Tuttavia, l’efficacia di questa riforma dipenderà in larga misura dalla capacità del Parlamento di esercitare il suo ruolo di controllo e di indirizzo in modo costruttivo e responsabile.
Il rischio di una politicizzazione eccessiva del processo elettorale, o di una frammentazione che ne comprometta l’operatività, è reale e deve essere attentamente evitato.
È fondamentale che i parlamentari eletti si dimostrino consapevoli della delicatezza del ruolo che stanno per assumere, e che privilegino l’interesse generale rispetto a logiche di partito.
Inoltre, il nuovo sistema di governance dovrà affrontare la sfida di bilanciare l’autonomia del CdA con la necessità di garantire la responsabilità verso il Parlamento e verso i cittadini.
La definizione di criteri chiari e misurabili per la valutazione dell’operato del CdA, e l’istituzione di meccanismi di accountability efficaci, saranno elementi imprescindibili per il successo della riforma.
La Rai, in questa nuova fase, dovrà dimostrare di essere in grado di conciliare l’indipendenza con la trasparenza, l’innovazione con la salvaguardia del patrimonio culturale e informativo.
Il futuro del servizio pubblico radiotelevisivo italiano dipende, in larga misura, dalla capacità di realizzare pienamente gli obiettivi di questa riforma strutturale.