Il nostro futuro, la trama stessa della Repubblica, si rivela un tessuto che necessita di una nuova tessitura.
Non si tratta di un semplice appello al patriottismo, ma di un invito pressante, rivolto in particolare alle nuove generazioni, a reclamare il ruolo attivo che spetta loro nel plasmare il destino della nazione.
Questa non è una mera richiesta di partecipazione formale, di voto occasionale, ma di un impegno profondo, di un’assunzione di responsabilità civica che trasforma la politica da spettro distante a strumento vivente e plasmabile.
Si tratta di riappropriarsi della politica, di sottrarla alle logiche elitarie, ai silenzi di chi si ritiene depositario della verità, e restituirla alla vitalità del dibattito popolare.
La democrazia, infatti, non è un dono concesso, ma una conquista continua, un processo dinamico che si nutre della partecipazione consapevole e critica dei suoi cittadini.
La Repubblica, nata dalle macerie di un passato tormentato, si fonda sull’ideale di una comunità libera e sovrana, dove ogni voce può esprimersi e contribuire al bene comune.
Ma questo ideale rischia di appassire se lasciato a sé stesso, se relegato a un ruolo simbolico, se disconnesso dalla realtà quotidiana.
La sfida attuale è quella di costruire una nuova cittadinanza attiva, capace di interpretare le complessità del mondo, di elaborare proposte concrete, di esercitare un controllo rigoroso sull’operato dei rappresentanti eletti.
Si tratta di coltivare la capacità di ascolto, di confronto, di mediazione, di superare le divisioni ideologiche e i particolarismi settoriali.
La politica non è un gioco di potere, ma un servizio alla collettività.
E chi vi partecipa deve farlo con umiltà, con onestà, con la consapevolezza di essere al servizio di un ideale superiore.
Questo momento, a cavallo tra un anno concluso e uno nuovo da iniziare, rappresenta un’occasione privilegiata per riflettere su questo impegno, per rinnovare la fiducia nelle istituzioni e per ritrovare il senso della responsabilità civica.
Non si tratta di un obbligo imposto dall’alto, ma di un’esigenza sentita dal basso, di una presa di coscienza che può trasformare radicalmente il nostro futuro.
La Repubblica ci aspetta, chiede la nostra partecipazione, esige la nostra voce.
Ascoltiamola, e facciamola sentire.





